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Vaccini: se si accetta la logica del mercato i più ricchi e i più forti hanno maggior diritto

Il resto del mondo, la maggioranza più povera, se ne ha i mezzi può dividersi quanto rimane oppure aspettare, per potersi curare, la benevolenza delle case farmaceutiche e la carità dei paesi più ricchi

Vaccini: se si accetta la logica del mercato i più ricchi e i più forti hanno maggior diritto
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Giacomo Todeschini Modifica articolo

1 Febbraio 2021 - 17.14


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Più di metà delle dosi di vaccino anti covid-19 prodotte dalle multinazionali farmaceutiche sono state comperate dai paesi più ricchi, che rappresentano il 14% della popolazione mondiale. Il resto del mondo, la maggioranza più povera, se ne ha i mezzi può dividersi quanto rimane oppure aspettare, per potersi curare, la benevolenza delle case farmaceutiche e la carità dei paesi più ricchi. L’allarme per questa situazione, che mette a rischio non solo la giustizia ma anche la salute di tutto il pianeta (visto che il contagio non fa differenza tra poveri e ricchi), è stato lanciato da più parti, a cominciare dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. 

Al tempo stesso i governi dei paesi ricchi, compreso quello dell’Unione Europea, hanno contrattato il prezzo di questi vaccini con le multinazionali farmaceutiche. Il listini dei prezzi concordati sono segreti ma sono comunque trapelate molte notizie che confermano fino a che punto la salute e i medicinali che la determinano siano un bene di mercato soggetto come tutti gli altri al rapporto domanda offerta. 

Infine, molte case farmaceutiche hanno colto l’occasione provocata dalla pandemia per alzare il prezzo di intere linee di medicinali, visto l’allarme generale per la salute innescato dal terrore dell’epidemia. Del resto, anche altri prodotti di prima necessità, compresi quelli alimentari, hanno visto un rialzo dei prezzi nell’ultimo anno.

La pandemia ha reso i beni necessari alla vita, e prima di tutto la merce-medicina, più desiderabili e necessari, sicché il loro prezzo è salito, tanto per i cittadini privati quanto per i poteri pubblici. Chi può pagare di più può curarsi meglio, e ha perciò più possibilità di sopravvivere.

Si tratta, evidentemente, di un effetto dell’organizzazione planetaria del mercato in grado di investire qualunque tipo di bisogno e di trasformare di conseguenza in merce qualunque genere di bene necessario. La politica e i poteri pubblici, i governi, in questa situazione si trovano a dipendere dagli equilibri economici controllati da soggetti multinazionali o transnazionali forti perché in grado da tempo di dislocare la propria produzione in parti del mondo nelle quali il costo del lavoro è più basso. In altre parole l’alto prezzo odierno dei vaccini è strettamente legato a un sistema di mercato che, da parecchi decenni, produce ad alto prezzo beni di utilità vitale in un contesto economico determinato dal lavoro a basso costo offerto dai paesi più poveri, quelli che oggi non sono in grado di comperarsi i vaccini e la salute.

Alle origini della scienza economica europea, nel XIII secolo, si ragionava sul costo che dovevano avere i medicamenti; il prezzo delle medicine, ci si chiedeva, doveva dipendere dal valore naturale delle erbe medicinali, o dal valore del lavoro impiegato per trasformarle in medicine, assai bassi, o dal valore che esse avevano per le persone malate, altissimo? Il problema non viene risolto nel medioevo, e nemmeno oggi, se non invocando genericamente obblighi morali che palesemente non sono in grado, se enunciati in termini generici, di mettere in discussione le logiche dure dell’economia di mercato. Il problema oggi come nel medioevo rinvia a una questione economica cruciale: il valore delle cose, e in particolare dei beni utili a mantenere la vita, deve dipendere dal vantaggio e dalla forza di pochi o dalle necessità della maggioranza? Se si accetta la dinamica di mercato che conosciamo come principio regolatore del mondo, inesorabilmente la salute e la vita diventano un bene di consumo a cui, logicamente, i più ricchi e i più forti hanno maggior diritto.

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