Nella mia vita ho incontrato molta gente che “capisce di politica” e ancora di più che “capisce di calcio”. Nel senso che capiscono, o credono di capire, quali sono le ‘vere’ ragioni delle scelte fatte da questo o quel personaggio pubblico, da questo o quel partito o corrente; ovvero che capiscono, o credono di capire, dove sbaglia il tecnico di turno o quale giocatore sarebbe più opportuno mettere in quel ruolo invece di un altro.
Ripeto, non so quanto ci sia da credere a quelli che “ci capiscono” di politica o a quelli che “ci capiscono” di calcio. In ogni caso io non mi sono mai sentito parte di nessuno di questi due gruppi, e ne sono consapevole.
Ragion per cui, di fronte all’assenza, anzi alla sparizione di Beppe Grillo dalla scena politica dei Cinque stelle – sulla quale invece prima si muoveva con tanta esuberanza – non mi azzarderò a suggerire spiegazioni di carattere ‘politico’.
Della scomparsa di Grillo vorrei piuttosto proporre una interpretazione semplice, non “politica”, ma dettata da banale buon senso, o forse dall’esperienza della vita. Me l’ha suggerita in primo luogo l’espressione che ho letto sul viso di Beppe le (rare, molto rare) volte in cui la sua immagine è passata sugli schermi televisivi.
Aveva infatti un’aria un po’ triste, quasi depressa.
Dunque ho pensato: ecco una persona diciamo anziana (senza offesa per lui: siamo coetanei) che a questo punto della sua vita si è guardato indietro e si è dato una manata sulla fronte, esclamando: “oh mamma mia, che ho fatto!” Ma sì, proprio così. Dopo anni di vaffa, di scatolette di tonno scoperchiate, di esagitate esibizioni politico-satiriche, di entusiasmi digital- rivoluzionari, Grillo si è guardato indietro, o meglio intorno, e d’un colpo gli si sono aperti gli occhi, quelli che ha ora: con i quali ha visto un gruppo di sbandati, che prima hanno fatto un governo con la destra, poi con la sinistra, che in gran parte non sono adeguati al ruolo che dovrebbero ricoprire, specie in un momento così duro per l’Italia, che con la loro presenza rendono semplicemente difficile, se non impossibile, che questo paese abbia un vero governo nei prossimi anni, che hanno continuato a dibattersi vanamente fra i fantasmi di formule tanto ‘innovative’ quanto vane (Capo politico, Direttorio, Direzione collegiale, Reggente, Facilitatori, Navigators, Stati generali …) cercando di uscire da un pantano che ogni giorno di più li inghiottiva.
Insomma, di fronte a me ho visto una persona fatta saggia dal tempo la quale si è detta, appunto: “oh mamma mia, che ho fatto!” Dopo di che si è chiuso nel silenzio. Ma, ripeto, io non sono di quelli che “capiscono di politica”.