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Tra video impossibili e set leggendari: l'intelligenza artificiale conquista i social

La realtà è messa a dura prova, diventano virali video con scenari impossibili. Il fenomeno solleva interrogativi urgenti sulla capacità di distinguere tra vero e falso.

Fonte Agi
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22 Dicembre 2025 - 15.40


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Non accade nel mondo reale, ma è un fenomeno che lo sembra. Spopolano i video impossibili su X. Tra i video più impressionanti spopolano quelli in cui il “selfomane” si fotografa insieme a cast storici come quello di “Star Wars”, “Ritorno al futuro”, “Harry Potter” o “Salvate il soldato Ryan”. Non si tratta solo di un esercizio di virtuosismo tecnologico, ma un semplice utilizzo dell’IA, in cui scenari impossibili diventano reali. Il commento del video riflette una preoccupazione comune: “Tra 2-3 anni non sarà più possibile distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è”.

Se si osserva con attenzione si può capire che dietro c’è l’IA: immagini pulitissime, facce imprecise, movimenti lenti e non naturali.

Conquistano il pubblico non solo i video ma anche i selfie come Nuri Yildiz che si fotografa sul set di “Io sono Leggenda” con Will Smith, su quello del “Gladiatore” con Russel Crowe, dei “Pirati del caraibi” con Johnny Depp o “Titanic” con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.

Colpisce e ottiene grande successo il video di Francesco Ventura che a Napoli si fotografa con Totò, Maradona, Troisi, Pino Daniele e Bud Spencer.

Nessuno ne esce indenne: anche le nuove uscite cinematografiche diventano vittime di questa continua rielaborazione digitale. Dopo l’arrivo di “Avatar: fuoco e cenere”, Instagram e TikTok sono stati letteralmente presi d’assalto. Spopolano i video che mostrano gli abitanti di Pandora accanto agli attori in carne e ossa, oppure i Na’vi ritratti mentre condividono i pasti con la troupe cinematografica sul set. Situazioni e scene di vita assurde e inverosimili che però, a un occhio meno esperto, possono sembrare reali.

Resta aperto l’interrogativo su quali possono essere le ricadute, positive o negative, del proliferare dei video realizzati con l’intelligenza artificiale nella realtà quotidiana. Paradossalmente a ciò che si pensa, questi video possono avere risvolti utili come il superare i limiti della produzione tradizionale, dando vita a scenari impossibili o paradossali: personaggi storici del cinema che dialogano con figure di tutti giorni o esseri soprannaturali inseriti in contesti quotidiani che non appartengono loro. Questo tipo di contenuti stimola l’immaginazione e favorisce linguaggi espressivi inediti.

Video surreali possono rendere comprensibili concetti complessi, dall’economia, alla tecnologia passando per la politica. Un personaggio assurdo che vive in un problema astratto può aiutare il pubblico a comprenderlo meglio.

La crescente qualità dei contenuti generati con l’IA rende sempre più difficile distinguere ciò che è autentico da ciò che è costruito, anche quando l’intento è ironico o surreale. Questo accade non solo per i bambini ma anche per gli adulti, specie coloro che non hanno minime conoscenze in questo ambito. In un sistema mediatico dominato dalla velocità e dalla viralità diventa sempre più difficile distinguere il confine tra intrattenimento e falsificazione.

Centrale è il tema dell’educazione alla distinzione tra il vero e il falso. Senza un adeguata formazione ai media digitali, il pubblico rischia di diventare consumatore passivo di contenuti, incapace di interrogarsi sull’origine delle immagini e sulle intenzioni di chi le produce. In assenza di questa consapevolezza, i video surreali rischiano di essere non più soltanto uno spazio creativo, ma un fattore di disorientamento cognitivo, capace di minare la fiducia nelle immagini.

In un contesto storico in cui i “deepfake” diventano sempre più sofisticati e persuasivi, la capacità di riconoscere, finché sarà possibile, la differenza tra un contenuto autentico e uno falso rappresentata un esercizio fondamentale di senso critico. Saper identificare un video sospetto significa difendersi dalla manipolazione, che può avvenire solo grazie a un’educazione critica al linguaggio e alle immagini.

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