L’addestramento dell’AI (intelligenza artificiale) è uno dei temi più discussi dell’innovazione tecnologica. Google, dall’alto della sua strapotenza, vorrebbe utilizzare brani musicali pubblicati su YouTube per far crescere i suoi modelli e, per questo, sta cercando di stipulare accordi con le più importanti case discografiche, con l’obiettivo di acquisirne le indispensabili licenze. Come si può leggere sul Financial Times sono Sony Music Entertainment, Universal Music Group e Warner Records, le prime a essere coinvolte nelle trattative con la piattaforma di Mountain View .
Tuttavia, come spiega lo stesso Financial Times, non sarebbe sufficiente l’accordo per le licenze tra Google e le varie etichette musicali in quanto l’ultima parola spetterebbe ai singoli artisti. Ecco perché è importante ricordare come, a tal proposito, molti musicisti non sono così concordi nel consentire all’intelligenza artificiale di adoperare il loro lavoro per formarsi.
A conferma di ciò, poco più di un anno fa, oltre 200 cantanti e band hanno firmato una lettera aperta in cui scrivevano: “Dobbiamo proteggerci dall’uso predatorio dell’intelligenza artificiale per rubare voci e sembianze di artisti professionisti, violare i diritti dei creatori e distruggere l’ecosistema musicale”.
Intanto otto mesi fa, proprio YouTube aveva lanciato Dream Track, uno strumento con il quale gli utenti possono inserire un argomento e scegliere un artista per creare automaticamente testi e tracce audio con la voce in stile dell’artista selezionato, facilitando nuove connessioni tra artisti e fan. E’ stato consentito, ad alcuni utenti selezionati, di attingere ai testi e alle voci di cantanti famosi, come John Legend, per realizzare brani inediti. L’obiettivo di Google è quello di ampliare il catalogo di voci licenziate oltre le dieci inziali.
Intanto, solo qualche giorno fa, il 24 giugno, il trio formato da Sony, Universal e Warner ha intentato una causa contro le startup musicali Suno e Omio, lanciate sul modello Dream Track, per violazione del copyright su “massiccia scala”. Le tre major chiedono ingiunzioni contro ogni ulteriore utilizzo e fino a 150.000 dollari per opera.