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Morte Berlusconi, dalla P2 alla mafia, da Ruby alle toghe sporche: tutti i processi (e le prescrizioni)

Silvio Berlusconi è stato coinvolto in circa 30 processi, solo 1 volta è stato condannato in via definitiva ma l'ex Cavaliere è stato il Re della prescrizione. Ecco tutte le inchieste principali che lo hanno coinvolto.

Morte Berlusconi, dalla P2 alla mafia, da Ruby alle toghe sporche: tutti i processi (e le prescrizioni)
Silvio Berlusconi
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12 Giugno 2023 - 11.20 Globalist.it


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Silvio Berlusconi è morto, aveva 86 anni. L’ex leader di Forza Italia, presidente del Consiglio, grande imprenditore e storico presidente del Milan, è stato soprattutto uno tra gli “indagati” più importanti d’Italia. Berlusconi è finito sul banco degli imputati in più di trenta procedimenti anche se l’unica condanna definitiva è quella del 1 agosto 2013: 4 anni di carcere, ridotti a 1 per effetto dell’indulto, per una frode fiscale da oltre 7 milioni di euro realizzata attraverso la compravendita fittizia dei diritti televisivi e cinematografici di Mediaset.

Quello di Ruby è solo l’ultimo caso che lo ha travolto, sicuramente quello che più degli altri lo ha fiaccato dal punto di vista politico e mediatico. Una vicenda che portò sulle pagine dei giornali di tutto il mondo i retroscena del bunga bunga di Villa San Martino. Ma dal momento della sua ‘discesa in campo’ nel 1994, l’intera parabola politica di Berlusconi è stata costellata da guai giudiziari, facendo esplodere il livello dello scontro tra potere politico e magistratura durante l’intera durata della seconda Repubblica.

La prima condanna gli venne invece inflitta nel 1990: falsa testimonianza per aver mentito ai giudici di Verona sulla sua iscrizione nelle liste della P2, ma il reato fu subito dichiarato estinto per effetto dell’amnistia.

Nel gennaio 1994 Berlusconi annunciò il suo ingresso in politica e 4 mesi dopo venne eletto e nominato presidente del Consiglio. Ed è in veste di premier che, il 22 novembre, i pm di Milano guidati dal procuratore Francesco Saverio Borrelli gli notificarono un avviso di garanzia proprio durante la conferenza mondiale dell’Onu sulla criminalità internazionale in corso a Napoli. L’accusa di aver pagato tangenti a funzionari della Gdf in cambio di verifiche fiscali ‘morbide’ nelle società Mondadori, Mediolanum, Videotime e Telepiù resse nel primo grado di giudizio (Berlusconi fu condannato a 2 anni e 9 mesi) ma fu spazzata via dalla prescrizione nel processo d’appello. 

Prescrizione anche per il processo All Iberian, dal nome del conto svizzero da cui sarebbero stati versati 23 miliardi di lire di finanziamento illecito a Bettino Craxi: il processo di primo grado si concluse nel 1998 con la sua condanna a 2 anni e 4 mesi, ma anche in questo caso, complice la concessione delle attenuanti generiche, il reato fu dichiarato prescritto nel 2000, prima della conclusione del processo d’appello.

C’è poi il capitolo dei processi ribattezzati ‘toghe sporche’ (Imi-Sir, Lodi Mondadori e Sme) nati dalle dichiarazioni rese dalla ‘teste omega’ Stefania Ariosto ai pm milanesi sulla presunta corruzione dei giudici romani. Procedimenti che si conclusero con le condanne, tra gli altri, di Cesare Previti, ministro della Difesa nel primo governo Berlusconi, e di Vittorio Metta, il giudice estensore della sentenza che, nel 1991, assegnò il controllo della Mondadori a Fininvest sottraendolo a Carlo De Benedetti. Una sentenza comprata con una tangente da 400 milioni di lire, fu stabilito dai giudici della Cassazione, a vantaggio di Berlusconi. A differenza di altri protagonisti della vicenda, però, Berlusconi era accusato di corruzione semplice (fattispecie meno grave della corruzione in atti giudiziari), reato che anche in questo caso cadde per via della prescrizione. Ancora una volta nessuna conseguenza penale per Berlusconi che però, in sede civile, fu costretto a versare un risarcimento record in favore dello storico ‘avversario’ De Benedetti: 560 milioni di euro, poi ridotti a 494 milioni in Cassazione.

Risale allo stesso periodo il caso Mills, dal nome dell’avvocato inglese David Mills accusato dai pm di Milano di aver ricevuto 600 mila euro da Berlusconi per rendere testimonianze a lui favorevoli nei processi All Iberian e tangenti alla Gdf. La posizione processuale dell’allora presidente del consiglio fu stralciata per effetto del Lodo Alfano, la norma che bloccava i processi per le 4 massime cariche dello Stato e che poi fu dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Mills venne condannato in primo grado e in appello con una sentenza poi annullata dalla Cassazione per prescrizione, mentre per Berlusconi la prescrizione scattò durante il primo grado di giudizio. L’ex premier fu anche travolto dal caso sulla presunta compravendita di senatori: nel processo sui 3 milioni di euro pagati al senatore Sergio De Gregorio per convincerlo a non votare la fiducia al governo Prodi nel 2008 fu condannato in primo grado e poi prosciolto: anche in questo caso, il reato era nel frattempo caduto in prescrizione.

Berlusconi, insieme al fedelissimo Marcello Dell’Utri, è stato anche lambito dalle indagini condotte dalle procure di Firenze e Caltanissetta sui ‘mandanti occulti’ delle stragi del 1992 e del 1993: non emerse nulla di penalmente rilevante ed entrambi i fascicoli finirono in archivio. Anche i magistrati di Palermo indagarono su Berlusconi per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio, ma l’inchiesta fu archiviata per scadenza termini.

L’inchiesta per concussione e prostituzione minorile, condotta dall’allora procuratore aggiunto Ilda Boccassini, portò Berlusconi a processo davanti a un collegio ‘rosa’ composto di tre giudici donne. Il primo grado di giudizio si concluse con una maxi condanna (7 anni di carcere, 1 anno in più rispetto alla richiesta della pubblica accusa) poi annullata nel processo d’appello con una sentenza che scatenò forti polemiche soprattutto per la clamorosa mossa del presidente del collegio, Enrico Tranfa: subito dopo il deposito delle motivazioni annunciò il suo addio alla magistratura (in anticipo al pensionamento) in aperta polemica con gli altri due giudici che si erano pronunciati a maggioranza a favore dell’assoluzione.

Il terzo filone processuale sul caso Ruby riguarda invece una presunta maxi corruzione di testimoni: nel dettaglio, stando all’accusa formulata dai magistrati milanesi, 10 milioni di euro versati dall’ex premier a Karima (che da sola avrebbe ricevuto 5 milioni) e agli altri ospiti delle serate di Arcore per ‘comprare’ il loro silenzio e non rivelare in Tribunale cosa davvero succedeva durante i festini del ‘bunga bunga’. In altre parole, soldi (ma anche regali, gioielli, macchine e l’utilizzo esclusivo di case e ville) in cambio di testimonianze favorevoli allo stesso Berlusconi nel primo processo Ruby. Dagli stralci processuali di Siena Roma, fino al filone principale che si è celebrato a Milano, in primo grado il leader di Forza Italia ha incassato tre assoluzioni piene. Non è invece ancora approdato a sentenza il procedimento davanti al Tribunale di Bari che lo vede imputato per il giro di escort organizzato dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini.

In mezzo a tanto clamore mediatico, il caso giudiziario sulla frode fiscale nei diritti televisivi e cinematografici di Mediaset passò quasi in sordina. L’inchiesta, condotta dal pm Fabio De Pasquale (poi definito ‘famigerato’ dallo stesso Berlusconi) sfociò in un processo che si concluse nell’ottobre 2012 con la condanna a 4 anni Berlusconi. ‘È una condanna politica’, il suo commento. La sentenza fu poi confermata in appello e in via definitiva in Cassazione. Ma grazie all’indulto approvato dal governo Prodi, la pena di 4 anni fu ridotta a 1 anno, e così Berlusconi ottenne l’affidamento in prova ai servizi sociali da scontare una volta alla settimana in una residenza per anziani alle porte di Milano. Una condanna con un effetto drammatico sul piano politico: l’impossibilità per il condannato Berlusconi di candidarsi in Parlamento per un periodo di 6 anni, così come previsto dalla legge Monti-Severino. E’ stato un Tribunale a renderlo ricandidabile: i giudici della Sorveglianza di Milano nel maggio 2018 decretarono la sua ‘riabilitazione’, dandogli il via libera per il ritorno in Parlamento.

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