“Puoi correre, ma non puoi nasconderti”. Sono queste le parole lapidarie scritte su Twitter dal commissario europeo Thierry Breton, in risposta alla decisione di Elon Musk di non aderire al Digital Services Act (DSA), il nuovo regolamento dell’Unione Europea in materia di servizi digitali, creato per contrastare i contenuti illegali, la pubblicità ingannevole e la disinformazione sulle piattaforme digitali (per saperne di più, vi consiglio di recuperare la lettura di questo articolo pubblicato tempo fa e di approfondire su altre fonti, come lo stesso sito dell’Unione Europea, in cui è descritta la normativa).
Il DSA entrerà in vigore dal prossimo 25 agosto e i grandi colossi dell’informatica, le cosiddette big-tech per usare un inglesismo, saranno costrette a rispettarlo, altrimenti il rischio concreto è di contrarre sanzioni pesanti e severe. “Gli obblighi restano”, si legge nel tweet di Thierry Breton. A ribadire la linea del pugno duro è stata la stessa Věra Jourová, la vicepresidente della Commissione Europea, responsabile per i Valori e la Trasparenza. “Se Twitter vuole operare e fare affari nel mercato europeo, deve rispettare il Digital Services Act”, ha detto senza mezzi termini durante una conferenza stampa a Bruxelles, che si è tenuta meno di una settimana fa, come riportano molte testate giornalistiche.
Non è stata scelta la via della pace, ma la via della guerra, che va ad arricchire ulteriormente i capitoli dei libri (o meglio le pagine dei giornali) che raccontano questa saga, che vede protagoniste l’Unione Europea, da un lato, ed Elon Musk, dall’altro.
L’Unione Europea non ha le più morbide intenzioni nei confronti delle grandi aziende tecnologiche. Il suo obiettivo generale è quello di regolamentare l’intero ecosistema delle piattaforme e di far loro rispettare le leggi, o in un modo o in un altro. È pronta a scontrarsi e a farla pagare cara, sotto ogni punto di vista, se ciò non dovesse accadere (a chi decide di non osservare la regolamentazione).
Poi c’è Elon Musk che se ne fotte di ogni cosa. Il Digital Services Act interferisce con la libertà di parola su Twitter, per cui ha scelto di ritirarsi e di non aderirvi. Lo sappiamo. Non è facile capire cosa passa per la testa al grande imprenditore sudafricano. L’intramontabile Re Mida ha la sua filosofia. Per sfidare Bruxelles, avrà i suoi validi e buoni motivi.
Forse, sarà la sua solita ed ennesima provocazione? Non possiamo saperlo, ma ce lo possiamo aspettare.Mentre a Bruxelles si infuriano, lui se la ride, continuando a pubblicare tweet e meme ogni giorno, parlando del progetto di Neuralink, tra chip da impiantare e robot da fabbricare, e scrivendo di SpaceX, sognando le stelle, i pianeti, Marte e anche gli alieni. In sintesi, l’importante è provocare. Su questo, lui è senza dubbio un maestro.