Era il 28 aprile del 2003, esattamente un 20 anni fa, quando la Apple aprì le porte di iTunes Music Store, la prima vetrina discografica online che ha consentito l’acquisto brani in formato digitale. Il suo grande merito fu quello di dare un duro colpo al fenomeno della pirateria, in quegli anni dilagante, ponendosi come precursore degli odierni servizi di streaming.
Legato a doppio filo con l’iTunes Music Store fu l’iPod, che il brand di Cupertino lanciò il 23 ottobre 2001. Una rivoluzione che non si vedeva dai tempi del Walkman. L’iTunes Music Store mantenne il suo nome originale fino al 2006, quando l’imminente avvento dell’iPhone contribuì a mutarlo solo in iTunes Store: non più solo musica ma anche film, app e altri contenuti.
Jobs lavorò per più di un anno con le case discografiche per trovare un accordo circa la distribuzione dei loro album, ma la sua lungimiranza lo ripremiò: nel 2003 il Time definì iTunes l’invenzione “più cool dell’anno”. Per la prima volta una larga fetta di utenti iniziò a fruire di prodotti digitali a pagamento.
La rivoluzione di Apple di vendere una canzone a 99 centesimi si rivelò vincente e infatti, dopo appena quattro mesi dal lancio dello store digitale, i brani venduti negli Usa toccarono quota 10 milioni. Le case discografiche, prima resistenti, iniziarono dunque a dare sempre più peso alla piattaforma e alla vendita di contenuti privi di supporto fisico.
Il lancio di iTunes, unito alla possibilità di creare una propria libreria musicale e delle playlist da sincronizzare sui propri dispositivi, decretarono la fine o quantomeno il drastico calo delle vendite dei CD. Il trend non è però durato a lungo: la nascita dei servizi di streaming, tra cui lo stesso Apple Music, hanno sancito a loro volta la fine degli acquisti di album in formato digitale.