di Lorenzo Lazzeri
E’ la storia, quella che sto per raccontare, di una pianta mostro che ingurgita boschi, case e monumenti. E’ facile individuarla ma terribilmente difficile da sconfiggere. Ecco la storia che racconta questa sfida. Circa 15 anni fa, sul finir di maggio, in un giardino privato circondato da alberi ad alto fusto e pini di Svezia, residui di qualche Natale lontano nel tempo, un gruppo di ragazzini di 6-7 anni stava festeggiando un compleanno vicino a tavole imbandite di leccornie. Soffiava un forte vento, ma loro, protetti dalle mura delle case circostanti, se ne infischiavano e urlavano giocosi. Improvvisamente, una delle madri presenti udì uno strano crepitio provenire dall’alto. Il suo sguardo cercò l’origine del suono senza trovarla e tornò a sorvegliare i piccoli demonietti. Ancora una volta, il rumore si ripresentò, questa volta più forte: un grosso ramo sembrava muoversi in modo anomalo, ma non abbastanza da destare allarme. Distratta dalla richiesta del figlio, che non riusciva ad aprire una bottiglia di aranciata, si avvicinò al tavolo per aiutarlo.
Uno schiocco, un rumore di frasche, una frustata sulla spalla di un ramo, il tavolo spaccato in due, il silenzio dei bambini e il pianto di uno dei più giovani. Si era sfiorata la tragedia: un ramo di decine di chili si era schiantato a terra cadendo da una decina di metri d’altezza.
Questo fatto, accaduto poco distante da casa mia, destò la mia attenzione e preoccupazione. Anch’io avevo quegli alberi dal legno fragile e poco compatto nel mio terreno, dove giocavano i miei figli. Iniziai a studiarli per scoprire quanto fosse pervasiva la presenza di questa pianta aliena, alloctona originaria di un’area che abbraccia il sud-est asiatico, Cina, Indonesia, Malesia e molti altri paesi di quei luoghi. In Europa, non ha nemici, non soffre di particolari malattie, non ci sono animali che l’aggrediscono, cresce a una velocità spaventosa, crea radici lunghe anche 30 metri insidiandosi ovunque capace di spaccare le condutture, resistente anche al sale, acqua salmastra e agli inquinanti, tanto che potrebbe crescere in una vecchia raffineria con il terreno impregnato di idrocarburi.
Nella mia iniziale ignoranza provai semplicemente ad abbatterla, ma questo errore fu enorme. Ovunque arrivavano le sue radici, prendevano vita decine di nuove piante che crescevano anche di due o tre metri in pochi mesi. Provai con il glifosato, che all’epoca non era ancora particolarmente controllato come oggi, ma il risultato fu deludente. Tagliai i suoi rami per accendere il fuoco in inverno, brucia rapidamente, ma ha anche un basso potere calorifico; alcune propaggini le salvai per infrascare alcune piante dell’orto e con questo pensavo di aver finito con le sorprese.
Iniziava agosto, i pali ricavati dai rami di questa pianta si erano quasi completamente scortecciati, apparivano morti, ma settimane dopo averli messi a terra, incredibilmente, avevano ripreso vita, ricacciando una serie di verdi germogli. Ero sinceramente allibito e volli contattare dei conoscenti dell’Università di Firenze, ricercatori di Scienze Agrarie Tropicali e Sub Tropicali. Mi parlarono di questa pianta, conosciuta comunemente come albero del paradiso, o Ailanthus Altissima, detto anche A. glandulosa. Mi spiegarono che questa specie emette sostanze allotrope modificatrici, rallentando il ciclo vitale delle piante vicine per ottenere un vantaggio competitivo, crescere e soffocare le altre specie. Mi descrissero anche le prime sperimentazioni sull’Isola di Montecristo https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/life/life_progetto_montecristo_after_life_conservation_plan.pdf, in un programma https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/life/life_pubblicazione_montecristo2010.pdf di eliminazione di questa infestante, utilizzando erbicidi ad alta concentrazione applicati in fase autunnale in perforazioni tagli o incisioni effettuate sul colletto dell’albero e nelle radici superficiali maggiori. L’isola di Montecristo era diventata un campo di battaglia per comprendere come eliminare questa pianta infernale.
Questa è una guerra che tutt’ora sto combattendo, ma essendo solo, riesco solo a controllare il mio terreno. Le radici corrono lontano e i semi arrivano ancor più lontano. Siate consci che avete a che fare veramente con un alieno invasivo e pervasivo. Conoscerlo è veramente importante se insieme vogliamo riprenderci il nostro verde, difendere le nostre culture, i nostri campi, giardini e boschi.