di Lorenzo Lazzeri
In un’epoca in cui il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione assume contorni sempre più preoccupanti, piccole comunità come quella di Bettolle, nel comune di Sinalunga (SI), si rivelano sorprendentemente vivaci, per integrazione degli anziani in un momento in cui si registra un sempre più frequente loro abbandono ad una vita di solitudine.
Il centro Auser “Centostelle” di questo paesello di 3000 abitanti, assume il ruolo di rappresentante di continuità sociale. Fondato nel 2001 e forte oggi di oltre 930 soci, questo centro si distingue per la sua vasta gamma di attività, volte non solo al benessere fisico e culturale degli anziani, ma anche al mantenimento dei legami sociali e al loro aiuto.
Mentre assistiamo a questo fiorire di virtuose iniziative, anche in altre piccole comunità, dall’altro osserviamo un netto contrasto nelle realtà urbane, dove spesso l’attenzione a queste attività è scarsa e vi è una marginalizzazione dei membri più anziani a cui viene tolta la possibilità di essere produttivi assecondandone una morte spirituale.
Questo monito deve essere sempre tenuto ben presente da tutti, non solo gli amministratori, in quanto la socializzazione sembra virare verso alternative e costrutti artificiali e virtuali. La questione solleva riflessioni profonde sui modelli di comunità e sulla loro capacità di rispondere ai bisogni di un segmento di popolazione in crescita e sempre più bisognoso di attività condivise.
Piccole comunità, come quella di Bettolle, dimostrano come il senso di appartenenza e la vicinanza geografica favoriscano l’organizzazione di attività ricreative e di supporto mirate con iniziative che spaziano dalla ginnastica, alle gite turistiche, dai corsi di cucina alle attività artistiche, è un esempio retto di come una comunità possa costruire attorno agli anziani un nuovo e vitale tessuto sociale ricco e stimolante; un dinamismo che funge da catalizzatore, creatore di occasioni.
Nei centri più grandi, la frammentazione sociale e la frenesia quotidiana rendono tutto più arduo e stressante, come mantenimento dei legami comunitari. La mancanza di spazi dedicati e la difficoltà nell’organizzazione di servizi accessibili contribuiscono a un progressivo isolamento di persone vitali e ancora utili, con ripercussioni significative.
Da un punto di vista sociale, le comunità che riescono ad integrare efficacemente gli anziani dimostrano una maggiore forza di coesione e una resilienza elevata di fronte alle sfide demografiche, basti pensare alla cura dei nipoti e la trasmissione del sapere, delle tradizioni, del saper fare, dei loro punti di vista alternativi e delle loro storie, degli aneddoti.
La possibilità di crescere bambini in un contesto di sicurezza e certezza è specchio di una società sana e altrettanto vitale dove la partecipazione attiva degli anziani nella vita comunitaria non solo arricchisce la loro esistenza, ma rafforza anche il legame intergenerazionale, elemento fondamentale per il mantenimento di un equilibrio sociale che sembra oramai perduto.