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Le sette grandi sfide per Cottarelli

Un ritratto della società globale con pennellate che non edulcorano i mali di questo nuovo mondo. Il suo ultimo volume, "Senza giri di parole", é presentato oggi all'Università di Siena. Una recensione di Pino di Blasio.

Le sette grandi sfide per Cottarelli
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16 Settembre 2025 - 11.07


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di Pino Di Blasio*

Un libro che si apre con una citazione di Schopenauer, ‘Chi vede tutto nero e prende le sue misure di conseguenza, non avrà delusioni così frequenti come colui che dà colore a ogni cosa’, è pessimista per definizione, automaticamente. Un libro che chiude ognuno dei sette capitoli-argomenti che gli danno forma con un verso di una canzone italiana di musica leggera non può essere, in fondo, così pessimista. Sta in questa dicotomia una delle chiavi di lettura dell’ultima fatica letteraria di Carlo Cottarelli, Senza giri di parole (Mondadori, 2025).

Già dal titolo si capisce che Cottarelli non intende edulcorare in nessun modo la realtà delle cose e la portata delle sette grandi sfide globali, il cui esito determinerà il nostro futuro economico, politico e di cittadini del mondo. E, soprattutto, non regala ai lettori nessuna soluzione miracolistica, nessun vaticinio o profezia rassicuranti. A partire dalla prima sfida, dedicata al rapporto tra le due grandi potenze del mondo, Stati Uniti e Cina, e incentrata sui rischi crescenti di una nuova guerra mondiale. La prima verità è che la Cina è già più ricca degli Stati Uniti, oggi. Il suo Prodotto interno Lordo, a parità di potere d’acquisto, è molto più alto di quello americano, nonostante le cifre ufficiali parlino di 29mila miliardi di dollari contro 18,8mila miliardi.

Le tensioni tra Aquila e Dragone sono all’apice, Cottarelli cita l’ammonimento di Tucidide che spiega la guerra tra Atene e Sparta provocata dal fatto che Sparta era diventata troppo potente agli occhi degli ateniesi. La deterrenza nucleare, il rischio sempre più concreto di cancellare l’intero pianeta in caso di conflitto atomico, sta perdendo efficacia. Dall’Ucraina al nuovo fronte di Taiwan, il mondo cammina sull’orlo del baratro. E da quando Cottarelli ha pubblicato il libro le cose sono persino peggiorate.

Il secondo capitolo dovrebbe essere letto da Ursula von der Leyen perché capisca come trattare i 7 giganti della tecnologia: Alphabet-Google, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia, Tesla. Sono gli oligarchi soprattutto dell’Occidente, potenti e ricchi molto più dei robben barons degli inizi del Novecento. Ma a Rockfeller, Vanderbilt, Carnegie e ai colossi del petrolio (Standard Oil), dell’acciaio e persino delle comunicazioni (AT&T) presidenti del calibro di Theodore Roosevelt e Wilson tagliarono le unghie spezzettando le loro imprese giganti e aprendo il mondo al libero mercato e alla concorrenza. Oggi solo la minaccia di tassare un po’ i fantasmagorici profitti delle Big Tech fa infuriare il presidente americano Donald Trump. Che continua a dimostrarsi non all’altezza dei suoi predecessori e un campione al contrario di democrazia applicata.

Terzo e quarto capitolo sono connessi, si parla di Riscaldamento globale e Flussi migratori. E anche su questi temi Cottarelli è tutt’altro che ottimista. La desertificazione di vaste aree del pianeta, il crepuscolo dell’Accordo di Parigi, la fine triste di tutti i Green Deal e degli sforzi di abbassare le emissioni di anidride carbonica, non solo avvicinano il mondo alla catastrofe del caldo eccessivo, ma aumenteranno le pressioni di milioni di persone che si muoveranno dai posti infernali del pianeta verso zone più temperate, vale a dire quelle sopra il tropico del Cancro. E si arriva al quinto capitolo alla ‘DisUnione Europea’, alle spinte centrifughe che hanno ridotto il più bel sogno del Vecchio Mondo a una palude di regole eccessive, burocrazie asfissianti, governi impotenti e veti paralizzanti.

Il mito di Europa perde fascino, bellezza, oggi Zeus non si trasformerebbe in un toro bianco per portarla lontano. Ma la lascerebbe lì, a litigare con le sorelle. Divertente anche il capitolo dedicato alla demografia, a un mondo che ha smesso di riprodursi, che passerà in una trentina di generazioni, al ritmo di un figlio per coppia, da 9 miliardi a 2 miliardi di esseri umani. Sempre che non intervengano i fattori dei precedenti capitoli, così l’estinzione sarà più rapida.

L’ultimo capitolo è dedicato all’Italia, ai suoi apparenti successi economici e politici, che non sono altro, per Carlo Cottarelli, che ‘convergenze verso il basso’, perché Francia e Germania stanno peggio di noi. Non siamo riusciti a guarire da nessuno dei nostri mali atavici, ad emendarci dai nostri sette peccati capitali. Eppure ci sentiamo migliori, ma solo perché gli altri sono diventati peggiori. E’ questa la chiave per decrittare ‘Senza giri di parole’, le verità non adatte a cuori deboli. Ma che possono aiutare i cuori forti a trovare soluzioni che non spuntano ancora all’orizzonte.

*Pino Di Blasio collabora con la stampa dopo esser stato direttore di “Economia” di QN Quotidiano Nazionale. Oggi é direttore de La Nazione di Siena.

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