di Luisa Marini
Per oltre mezzo secolo Giampaolo Pansa, giornalista dalla grande personalità, attento osservatore dei fatti e dei personaggi, armato di taccuino e del suo inseparabile binocolo Zeiss, ha raccontato le vicende italiane cambiando il modo di fare cronaca politica, e per questo è considerato un “caposcuola” del giornalismo della Prima Repubblica.
La traccia forte che ha lasciato nel giornalismo sarà ricordata sabato 23 novembre nell’ambito de La Posta Letteraria “OFF”, la rassegna invernale del festival internazionale del libro della Val d’Orcia: l’appuntamento è per le ore 17 al Teatro Costantini di Radicofani, con ingresso gratuito senza prenotazione. Con la giornalista e scrittrice Lorenza Foschini dialogheranno Adele Grisendi, scrittrice e seconda moglie di Pansa, e i giornalisti Luca Telese, Marco Damilano e Franco Bechis.
Piemontese classe 1935, Pansa è morto a Roma nel 2020 ed è sepolto nel cimitero di San Casciano dei Bagni. Dopo la laurea in Scienze politiche, esordisce nel 1961 al quotidiano La Stampa, per cui scrive due dei suoi servizi più noti, sul disastro del Vajont e sulla strage di Piazza Fontana; dopo quest’ultima, realizza una preziosa opera di “controinformazione” che contribuisce a smascherare le bugie delle autorità sulla strage.
Per la sua attività di giornalista, insieme al collega e amico Walter Tobagi, finisce nel mirino delle Brigate Rosse, che tuttavia scelgono di colpire Tobagi. Durante il periodo al Corriere della Sera negli anni Settanta come inviato speciale, scrive con Gaetano Scardocchia l’inchiesta che contribuisce a svelare lo scandalo Lockheed. Dal 1977 al 1991 è inviato speciale di Repubblica sotto la direzione di Eugenio Scalfari, e ne diviene vicedirettore dall’ottobre 1978; vi riprenderà a scrivere come editorialista dal 2000.
Pansa ha creato rubriche su Epoca, L’Espresso e Panorama: celebre il “Bestiario” per il racconto senza ipocrisie del malcostume nazionale. Dopo aver lasciato il Gruppo Editoriale L’Espresso nel 2008, per contrasti con la linea editoriale, scrive anche su Il Riformista, Libero, La Verità (lasciato per la deriva leghista), tornando a scrivere sul Corriere della Sera negli ultimi mesi di vita.
Pansa è stato anche autore di saggi storici di grande successo come il “Sangue dei vinti”, riedito proprio quest’anno. Il suo archivio, contenente sia materiale relativo alla sua attività di scrittore sia a quella di giornalista, è stato donato nel 2021 al Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia.