di Ludovico Conti
Non è passato troppo tempo da quando si parlava di Midjourney, un’intelligenza artificiale in grado di creare immagini così realistiche da suscitare paura e allarme. Tutti siamo rimasti sbalorditi nel vedere personaggi come il Papa con il bomber o L’ex Presidente Trump inseguito e arrestato. Solo due casi dei molti prodotti. La somiglianza e l’efficacia di tali immagini avevano colpito profondamente l’opinione pubblica. Poi sono arrivate sui nostri schermi le immagini provenienti dalla Russia durante le 24 ore di fuoco della Wagner. Sembravano irreali e potevano essere uno dei tanti giochi di Midjourne. No, invece erano vere. Terribilmente vere.
Il problema è, quindi, che la realtà odierna ci ha abituato a situazioni così straordinarie da superare persino la fantasia. Ciò induce gli spettatori a una sorta di assuefazione che prende il posto dello stupore che dovrebbero provare. Ad esempio, tornando alle immagini create con l’IA, la nostra reazione al Papa con il bomber è stata di sorpresa ed ilarità. Molti hanno inizialmente creduto che fosse vero, e in un certo senso lo hanno perfino trovato normale o quantomeno possibile e lo stesso vale per le immagini di Trump arrestato. Così, immagine dopo immagine, ci si abitua ad accettarle tutte. Vere o false che siano.
Un’immagine di un carro armato parcheggiato nel centro di una città occupata con monopattini elettrici sullo sfondo ha fatto il giro del mondo. E’ un’immagine emblematica di questa nostra “modernità” in cui si fondono i monopattini elettrici che invadono le nostre città e i carrarmati che ormai sono diventato oggetti della nostra guerra quotidiana. O ancora: come ci sentiamo quando vediamo un’immagine di una città militarizzata, con soldati che puntano le armi, mentre un addetto alle pulizie lavora intorno ad un carro armato?
Le immagini generate dall’IA, spesso presentate come fotografie o video, vengono ampiamente diffuse su piattaforme digitali e social raggiungendo così un pubblico vastissimo. E in tempi rapidi. Questa velocità, come l’ampia diffusione di queste immagini, possono indurre le persone a considerarle come fatti reali. A oggi, poi, non tutti sono consapevoli delle capacità e delle limitazioni dell’IA e della generazione delle immagini.
Molte persone potrebbero non essere completamente informate sulla tecnologia utilizzata per generare le immagini o non avere le competenze necessarie per riconoscere le potenziali indicazioni di manipolazione o generazione artificiale. Questa mancanza di consapevolezza può portare alla credenza acritica nella realtà delle immagini. Come anche siamo inclini a credere a ciò che corrisponde alle nostre aspettative o alle nostre convinzioni preesistenti quindi anche un’immagine anche se surreale diventa potenzialmente credibile. Se un’immagine corrisponde alla nostra comprensione del mondo o alle nostre aspettative visive, siamo più inclini a considerarla come reale, anche se è stata generata artificialmente. Una sorta di gioco di ruolo tra artificiale e reale. C’è, dunque, di che discutere sia per gli studiosi di semiotica sia per chi si occupa di studi sulla comunicazione.