Per la prima volta un romanzo scritto in lingua hindi ha vinto l’International Booker Prize. Si tratta della scrittrice indiana Geetanjali Shree che, con il suo romanzo “Tomb of Sand” (titolo originale Titled Axis), ha conquistato il prestigioso riconoscimento insignito alla narrativa proveniente da tutto il mondo che viene tradotta in lingua inglese.
La proclamazione è avvenuta la scorsa notte nel corso della cerimonia tenutasi a Londra, con la giuria che ha definito l’opera come “estremamente esuberante e incredibilmente giocosa”. Il premio corrisposto a Shree ammonta a 50.000 sterline, che l’autrice ha diviso con la sua traduttrice Daisy Rockwell. L’opera racconta la storia di una donna di ottanta anni che, dopo la morte del marito, cade in depressione per poi riemergerne. La storia attraversa un viaggio in Pakistan, che la donna affronta per risolvere il trauma adolescenziale arrecatogli dalla “Partizone”, quando nell’agosto 1947 il viceré Louis Mountbatten annunciò la suddivisione del sub continente indiano in due nuovi stati sovrani, India e Pakistan, rivalutando subito dopo la condizione femminile.
“Straordinariamente divertente. È enormemente coinvolgente, affascinante e divertente e leggero, nonostante i vari argomenti trattati: una lettura da spiaggia per tutti” commenta Frank Wynne, presidente della giuria del premio di quest’anno. A detta di Wynne la giuria (formata dalla scrittrice e accademica Merve Emre, dalla scrittrice e avvocato Petina Gappah, dalla scrittrice, comica e presentatrice televisiva, radiofonica e di podcast Viv Groskop e dal traduttore e autore Jeremy Tiang) nonostante abbia avuto un “dibattito appassionato” circa il vincitore è stata abbastanza concorde nel conferire il premio alla Shree.
Shree, 64 anni, è autrice di tre romanzi e di tre raccolte di racconti, sebbene “Tomb of sand” sia il primo dei suoi libri a essere pubblicato del Regno Unito. Rockwell è, tra l’altro, una pittrice, scrittrice e traduttrice che vive nel Vermont, con all’attivo la traduzione di diverse opere hindi e urdu. Gli altri libri in gara erano “Cursed Bunny” di Bora Chung (Corea del Sud), tradotto da Anton Hur (Honford Star); “A New Name: Septology VI-VII” di Jon Fosse (Norvegia), tradotto da Damion Searls (Fitzcarraldo), pubblicato in italiano con il titolo “L’altro nome. Settologia vol.1-2” da La nave di Teseo; “Heaven” Mieko Kawakami (Giappone), tradotto da Samuel Bett e David Boyd (Picador), in Italia pubblicato con lo stesso titolo da E/O; “Elena Knows” di Claudia Piñeiro (Argentina), tradotto da Frances Riddle (Charco Press); “The Books of Jacob” di Olga Tokarczuk (Polonia), tradotto da Jennifer Croft (Fitzcarraldo).