di Manuela Ballo
I loro nomi non sono tra quelli citati nei rumorosi talk televisivi di questi anni, né è facile trovarli nei manuali che sono adottati nelle nostre scuole. Eppure sono nomi di donne e uomini che hanno contribuito a far crescere il nostro Paese, che hanno segnato alcune delle svolte politiche, culturali e religiose dei nostri cento cinquanta anni di storia. Sono stati protagonisti e testimoni, vivendo in modo giusto e coerente anche la loro vita di fedeli, sempre disponibili ad aiutare gli umili, i poveri e le minoranze. Senza rumore, senza battaglie propagandistiche, con atti semplici e brevi parole. Lo dicono le parole brevi e azzeccate con le quali sono ritratti ” Quattro spiriti liberi”: Giovanni Franzoni, Lidia Pöet, Mario Alberto Rollier e Tullio Vinay. Su di loro, finalmente, si accendono i riflettori grazie ad un libro nel quale i loro profili sono tratteggiati, da dei saggi di Marzia Coronati e dai disegni di Vittorio Giacopini.
Un libro “semplice”, che nasce dalla volontà del Centro Studi e Rivista Confronti e da Com Nuovi Tempi Edizioni che l’hanno prodotto e lo distribuiscono. Il volume si avvale anche di una prefazione di Goffredo Fofi e una nota introduttiva di Claudio Paravati. Oltre al libro sarà messo in onda anche in ciclo di trasmissioni radiofoniche nate dalla collaborazione tra il Centro Studi Confronti e Rai Radio Tre: quattro puntate che andranno in onda alle 14.30 dei giorni 8-9-15-16 maggio. Le trasmissioni saranno ospitate all’interno del programma, ” Vite che non sono la tua”. Si potranno seguire, naturalmente, anche in podcast.
Perché dare spazio a ritratti di persone così poco adattabili all’attuale mercato editoriale? Perché raccontare le loro vite? Il fatto è che il rumore di questo nostro vivere un assillante e perenne presente oscura la storia, il nostro passato ed è per questo, come ha scritto recentemente Adriano Prosperi, che ” il peso dell’oblio è qui forse più forte che altrove”. E diventa anche più difficile distinguere ciò che è vero e importante da ciò che è superfluo. Si confonde il valore delle scelte. E’ quello che scrive, interrogandosi con l’abituale sagacia, Goffredo Fofi nell’introduzione: “È più difficile essere oggi nel giusto e nel vero? Scegliere dove e come poter fare la propria parte? Proprie responsabilità? Amare il prossimo in modi tanto generosi quanto intelligenti? E, pur nel nostro niente o quasi-niente, sentirsi parte di una storia che è poi la Storia, e ambire a starci dentro attivamente e non passivamente, e voler vivere e non lasciarsi vivere, a scegliere e non a farsi scegliere e manovrare? Con tutta la doverosa modestia ma anche con tutta l’ostinazione indispensabile”. Le quattro persone narrate nel libro sono così: testarde e coerenti, consapevoli e aperte. La traiettoria che viene tracciata è quella di valori che sono testimoniati dalle scelte e dalle pratiche individuali e pubbliche. Sono storie – com’è scritto nella nota di presentazione del volume- costellate “di incontri con intellettuali, artisti, pensatori di cui oggi raccogliamo, o dovremmo raccogliere, l’eredità”.
Iniziando da Lidia Pöet che, nel corso della sua carriera, ha incrociato personaggi che hanno fatto la storia letteraria, politica ed economica dell’Europa tra Ottocento e Novecento: Cesare Lombroso, Victor Hugo, Paul Verlaine, Guy de Maupassant, Giovanni Agnelli. E poi Mario Alberto Rollier che, nei giorni cruciali dell’agosto del 1943, ospitava nella sua casa milanese le menti che stavano ideando la nuova Europa. Tra le ventidue persone che erano intorno al tavolo del suo salotto, c’erano Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni. Erano ancora segnati, quegli uomini, dal lungo confino a Ventotene ma fu lì che presero decisioni cruciali per il futuro, per l’Italia e l’Europa di dopo il nazismo e il fascismo.
Tullio Vinay, riconosciuto Giusto tra le nazioni, quando viveva a Firenze, durante la seconda guerra mondiale, ha aiutato molti ebrei a salvarsi. Robert Einstein, il cugino primo di Albert, era tra questi. Una volta trasferito in Piemonte, Tullio Vinay ha costruito un centro giovanile, Agape, frequentato, tra gli altri, da Raniero Panzieri, Goffredo Fofi e Giovanni Mottura.
Infine, Giovanni Franzoni, forse il più noto alle penultime generazioni, che per anni ha posseduto uno sfarzoso anello, quello che gli ha donato papa Paolo VI, qualche anno prima che il monaco rinunciasse a una delle cariche più alte della gerarchia ecclesiale cattolica per condividere la sua vita con operai, senzatetto e prostitute.
Vite che ha un senso raccontare, vite che ha un senso ascoltare e leggere. L’appuntamento è su Rai Radio Tre, a partire da sabato prossimo. Il libro, dal titolo “Spiriti liberi. Quattro fedeli della vita spericolata” (pagine 80, euro 12,00) andrebbe fatto circolare nelle scuole e nelle università così da mostrare il volto di un’Italia reale anche se desueta.