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“Qui giace un poeta”: in pellegrinaggio sulle tombe di scrittori

Scrittori ed editori narrano un incontro ideale con i loro idoli e maestri di vita e d'arte, in un libro che non parla soltanto di eterne dimore, ma anche di viaggi, paesaggi e riflessioni sulla vita e sulla morte

“Qui giace un poeta”: in pellegrinaggio sulle tombe di scrittori
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13 Dicembre 2020 - 16.42


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Perché non fare un libro sui cimiteri, sulle tombe, su scrittori che raccontano i luoghi dove sono sepolti altri scrittori?, si sono detti un giorno i redattori dell’editore Jimenez, “animati da un’euforia un po’ incongrua”. Non un libro funereo: doveva sì parlare di ultime, eterne dimore, ma anche di viaggi e paesaggi, di letture e scritture, di riflessioni sulla vita e sulla morte.

Be’, quel volume è stato realizzato, e si compone di oltre 300 pagine: Qui giace un poeta. 60 visite a tombe d’artista (Jimenez edizioni, 20€). Scrittori, editori, blogger italiani e stranieri, accomunati dalla passione per i pellegrinaggi sulle tombe di grandi artisti, hanno narrato un incontro ideale con i loro idoli e maestri di vita e d’arte. Perché quando si ama visceralmente un personaggio ormai morto e sepolto, prima o poi giunge il momento di realizzare il desiderio di “incontrarlo”, di rendergli omaggio nel luogo dove riposa. Ecco dunque questi racconti, brani di varia lunghezza su viaggi solitari o intrapresi in compagnia, dolenti o allegramente rocamboleschi, su tombe cercate e non trovate, anche solo immaginate.

Ritroviamo in queste pagine dense d’emozioni cimiteri celebri (il Père Lachaise e il Montparnasse di Parigi, l’Acattolico di Roma, lo Staglieno di Genova, il Parco Vergiliano a Piedigrotta) e camposanti di campagna, tombe sfarzose (Oscar Wilde, Elizabeth Barrett Browning) e semplici lapidi in un prato (Jack Kerouac, James Joyce), prode battute dal vento come quella marocchina dov’è sepolto Jean Genet, rocche affacciate sul mare e sferzate dal vento (come quella di Grand-Bé, su un isolotto davanti a Saint-Malo, in cui giace René de Chateaubriand), spoglie conservate in giardini di casa (Virginia Woolf) o nelle chiese (le sorelle Brontë, Dino Campana), memoriali eretti in luoghi simbolici poiché le ceneri dei personaggi al cui ricordo sono dedicati furono sparse in mare (Roberto Bolaño, Fabrizio De André) o in fiumi (Giordano Bruno), o i cui resti sono andati perduti, come Virgilio, o la tomba di Mozart nel cimitero viennese di St. Marx.

Motivo d’interesse e curiosità rivestono le vicende spesso contorte delle traslazioni dei corpi o delle ceneri, le iscrizioni incise sulle lapidi, alcune tratte dalle opere del poeta ivi sepolto (Keats, Frost, Kafka, Carpentier) ma anche i silenzi gravidi di significato dei sepolcri che recano il solo nome (Giacomo Leopardi, Carmelo Bene, Hermann Hesse, Antonio Gramsci). E ancora, i simboli, come il posacenere a forma di Sicilia sulla cornice della tomba di Camilleri, la descrizione di luoghi e tempi, remoti e moderni, come la fiabesca Irlanda di Yeats o la Port Angeles di Raymond Carver, peculiare meta dei Book Riders, il racconto post mortem di celebri coppie della letteratura (Jean-Paul Sartre e Simone De Beauvoir, Abelardo ed Eloisa).

Questi intimi incontri, a volte cercati con insistenza, a volte casuali, ma sempre in grado di segnare delle svolte nel viaggio fisico e interiore di chi lo intraprende, sono narrati nei modi più diversi: in presa diretta (Bolaño), col passo meditato e nostalgico di rammemorazioni del passato (Yeats, Whitman, Carver), con brani diaristici e autobiografici (Keats, Vittorini, Pirandello), con l’ampiezza e la forma di un racconto (Dylan Thomas, Robert Frost), col puro dialogo (Michelangelo Buonarroti), con poesie senza commento (Camillo Sbarbaro), con il respiro di un reportage (Ryszard Kapuscinsky), ripercorrendo le vicende biografiche (Tolkien, Heinrich Kleist e Henriette Vogel), o lasciando la voce ad un corvo (Edgar Allan Poe).

Pezzi dunque diversi per stile e nel tono, ma accomunati da un unico tratto: sono brani di vita, luoghi dell’anima messi a nudo intrecciando un fitto dialogo con i defunti cui sono dedicati, che in tal modo continuano a far udire la loro voce travalicando le barriere della morte e dell’oblio, come se la loro arte, il loro pensiero, continuassero a illuminare il cammino incerto di chi ancora attraversa penosamente i sentieri impervi dell’esistenza terrena.

Perché con questi viaggi al confine tra vita e morte, i poeti continuano a parlare, a noi e a coloro che ci seguiranno.

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