Umberto Eco “affermava in uno dei suoi più celebri saggi – La fenomenologia di Mike Bongiorno – che la cultura non è nozionismo ma la capacità di elaborare conoscenza. Senza dubbio Il nome della rosa è diventato il più celebre veicolo di elaborazione di conoscenze, capace di mettere in comunicazione Tommaso d’Aquino con Ezio Greggio, Guglielmo di Ockham e Arthur Conan Doyle, le dispute medievali sulla povertà evangelica e lo scandalo del vino al metanolo”. Lo scriveva Arnaldo Casali sul sito di un festival serio, accreditato, il “Festival del medioevo” (clicca qui per l’articolo) scrivendo del romanzo e delle trasposizioni cinematografiche.
Torna utile citare quel passaggio che riconosce al semiologo la capacità di narrare e trasmettere sapere, e di conoscere sapendo narrare, perché la casa editrice che contribuì a fondare e a finanziare, la Nave di Teseo diretta da Elisabetta Sgarbi, pubblica il romanzo allora edito Bompiani (dove la regista e intellettuale ha lavorato per 25 anni), pubblica nuovamente Il nome della rosa in una nuova edizione arricchita (pp. 672, € 18.00).
Una ristampa? Nient’affatto: il volume comprende i disegni e gli appunti preparatori. Un materiale che permette di entrare con discrezione nel laboratorio dello studioso che diventava romanziere e, al contempo, conferma quanto Eco ha sempre detto di essersi divertito da morire nell’immaginare, limare, correggere, arricchire la storia del frate-detective Guglielmo da Baskerville. In un’abbazia d’inizio ‘300 i frati muoiono uccisi come mosche con metodi ingegnosi, si scoprirà che il mistero ruota intorno a un libro nascosto in una biblioteca-labirinto, il francescano indagatore e conoscitore della vita si scontra con il potere inflessibile di un domenicano e ha al suo fianco come braccio destro colui che poi narrerà quegli eventi straordinari, il novizio Adso da Melk.
Il romanzo esce con una nota di Mario Andreose, presidente della Nave di Teseo . Che all’agenzia Ansa spiega che Eco prima di scrivere il romanzo “aveva buttato giù degli schizzi, si immaginava i personaggi, come sarebbe stata l’Abbazia, la biblioteca. Lui lo chiamava l’arredo prima della scrittura”. Andreose data quei disegni intorno al 1976-77 e l’inizio del romanzo al 1978 per venire pubblicato nel 1980. Tra i disegni compaiono schizzi dei ritratti dei personaggi principali per delinearne il carattere, di abbazie, castelli, labirinti, piante,
Eco moriva il 19 febbraio 2016 a 84 anni. La nave di Teseo ha quindi in catalogo Il pendolo di Foucault, ora Il nome della rosa, prossimamente Baudolino e Il cimitero di Praga. Andreose non esclude dai cassetti possano spuntare inediti, non di narrativa quanto testi per conferenze, discorsi o articoli da un autore che ha ricevuto 42 lauree honoris causa