Chiara Babuin
Il tour italiano di Alexandr Dugin, il 57 enne ideologo antiglobalista, eminenza grigia (o per meglio dire rossobruna) della propaganda putiniana, ha destato un inquietante entusiasmo a destra quanto un tardivo scalpore a (quella che un tempo avremmo potuto definire) “sinistra”. Quotidianamente ci troviamo ad affrontare lo spaventoso ritardo dell’intellighenzia progressista, e sedicente liberale, nostrana rispetto all’efficacia spietata della propaganda turbosovranista (per parodiare i toni da Istituto Luce di uno dei suoi più sfacciati fautori).
Per rendersi conto delle gravi implicazioni dell’influenza duginiana, bastava leggersi La stella nera di Gary Lachman (pubblicato da quella inesauribile miniera di spunti non banali che è Edizioni Tlon), uno dei libri più interessanti per comprendere l’attuale momento storico.
Lachman, dopo essere stato il bassista del gruppo pop-rock Blondie, da anni si occupa di figure cardine dell’esoterismo (da studiosi come Jung e Ouspensky a figure più controverse come Madame Blavatsky e Aleister Crowley): è, dunque, pienamente intitolato per affrontare l’opera di demistificazione della propaganda populista internazionale, pesantemente influenzata (grazie a Dugin e al suo omologo americano, Steve Bannon) da inquietanti suggestioni magico-esoteriche.
Come scritto da Adriano Ercolani su minima&moralia (http://www.minimaetmoralia.it/wp/la-stella-nera-segreti-occulti-della-propaganda-populista/): “La Stella Nera è un libro urgente, per alcuni versi cruciale: Lachman mostra, supportato da numerose evidenze, come dietro alla martellante e, purtroppo, vincente macchina della propaganda populista ci siano inquietanti (ed espliciti) riferimenti all’immaginario occulto (non lontano da quello di Evola, per non evocare Himmler)”.
La fascinazione che l’Estrema Destra nutre per certo immaginario esoterico è un dato storicamente accertato (citiamo un libro molto importante sul tema, Hitler e il nazismo magico di Giorgio Galli).
Il punto è che non stiamo più parlando di vezzi dannunziani, deliri evoliani o degli studi serissimi sulla cultura orientale portati avanti da figure come Giuseppe Tucci e Mircea Eliade; qui si parla di un’esaltazione mistica rovesciata, un fanatismo religioso incendiato da proclami messianici di esperti affabulatori, i quali indicano a masse di seguaci creduloni le figure di Trump o Putin come “salvatori della patria”, se non del mondo.
Nel libro, l’autore chiarisce: non è certo lui a credere a questa visione superstiziosa; il problema è che ci credono i seguaci di Trump e Putin.
In un estratto pubblicato dal sito not.neroeditions (https://not.neroeditions.com/la-stella-nera-delleurasia/), Lachman offre un ritratto accurato di Dugin, di cui riportiamo solo la conclusione: “Quando Putin salì al potere, Dugin passò dall’essere un teorico dell’opposizione dura a essere un fervente sostenitore del nuovo leader. Ben presto promise a Putin quella fedeltà assoluta che i russi avevano concesso agli zar ed Hermann Göring a Hitler (…) la visione euroasianista di Dugin è diventata la politica nazionale ed estera di Putin”.
Ma qual è questa visione euroasianista?
Eccola sintetizzata da Lachman: “Nella nozione di Eurasia trovano posto molti concetti diversi sulla lingua, l’etnografia, la razza, la geografia, l’ecologia e il cosmo, e ciò la rende allo stesso tempo sconfortantemente vaga e complessa. L’assunto di base è che l’immensa zona centrale russa, la sua enorme massa continentale, sia la patria di una nuova civiltà organica e indipendente, che affonda le sue radici in convinzioni, costumi e in un rapporto con la terra radicalmente diverso da quello dell’Europa e dell’Occidente, nel senso di America. Le sue origini vanno rintracciate nelle orde mongole delle steppe sconfinate, e non nella ragione e nella logica dell’Illuminismo. Non si tratta di un lontano cugino dell’Europa, ma di un parente stretto dell’Asia. Per questo motivo la gente che la compone ha una predilezione innata per le società collettiviste, immense famiglie di nazioni tenute insieme da un governante supremo, e non per le società Occidentali atomistiche, individualistiche e incentrate sull’io”.
Insomma, dopo aver accolto a braccia aperte Steve Bannon, il nostro governo stende il tappeto rosso, con la complicità di un’opposizione inesistente e una classe intellettuale impreparata, a un aperto teorico della distruzione dell’Europa, in nome di una non meglio chiarificata Tradizione spirituale, in aperta contrapposizione alla visione laica degli Stati moderni.
Una visione in cui i diritti civili sono un orpello inutile e la democrazia un tetro fallimento. Se ancora non avete capito la gravità della situazione, vi invitiamo a leggere “La stella nera”, un libro fondamentale per comprendere a fondo il decisivo crocevia epocale che stiamo vivendo.