La Germania nazista voleva conquistare anche il Messico. Nel 1941 ci provò. Così immagina Paco Taibo II nel suo nuovo romanzo Torniamo come ombre tradotto da Silvia Sichel e appena pubblicato da Nuova Frontiera (Collana liberamente, pp. 480 € 19,00), in libreria a maggio.
Nel fanta-thriller lo scrittore spagnolo recupera i protagonisti del romanzo L’ombra dell’ombra: Pioquito Manterola, Fermín Valencia, Wong e l’avvocato Verdugo intorno al tavolo del solito bar per infinite partite a domino stavolta devono fronteggiare un complotto nazista che mira a far entrare il Messico nell’orbita dell’Asse. «Nel 1941 il Messico sta per dichiarare guerra alla Germania. Hitler nel suo bunker si inietta caffeina messicana e usa peyote per resistere alla pressione del fronte orientale. Il cinese Wong, ex combattente delle Brigate Internazionali, è sulle tracce di un gruppo di tedeschi in camicia bruna che nel mezzo della selva del Chiapas sono alla ricerca di un antico manufatto Maya», riassume l’editore. Non tralasciando la presenza dei micidiali sottomarini tedeschi U-Boot nel mar dei Caraibi né di Hemingway.
Paco Ignacio Taibo II a “Encuentro”
Paco Ignacio Taibo II sarà a parlare del libro al festival di letterature e cultura in lingua spagnola “Encuentro” che si tiene a Perugia, Foligno, Gubbio e Terni dal primo al 5 maggio, con un’appendice a Roma il 6 e 7 maggio. Giovedì 2 alle 18 lo scrittore incontra i lettori con Rocco Dozzini alla Biblioteca Sperelliana Via di Fonte a Gubbio. Si può immaginare che lo scrittore nato a Gijon, in Spagna, nel 1949 in una famiglia anarchica e socialista, trasferitosi in Messico a nove anni, parli anche di politica: ha militato nel movimento studentesco del ’68, è stato sindacalista, giornalista, professore di storia e letteratura in università messicane, ha scritto la biografia di Ernesto Guevara Senza perdere la tenerezza (Il Saggiatore).
Taibo II in Messico “ministro dei libri” alla portata di tutti
L’impegno culturale non è in lui disgiunto dall’intervenire nella cosa pubblica. In Messico il nuovo presidente Andrés Manuel López Obrador gli ha affidato il Fondo de Cultura Económica, una casa editrice fondata sostanzialmente dal governo messicano con circa 10mila titoli in catalogo, una trentina di librerie in Messico e una dozzina all’estero. Essere alla guida della Fce equivale a essere una sorta di ministro della cultura. E Taibo II, che è una persona lontana dall’ufficialità, dagli incarichi governativi e dalle ritualità della politica, anche nel linguaggio come nei suoi ideali, ha accettato e si è messo subito all’opera. Occorre sapere che scrittori e giornalisti sono tenuti in altissima considerazione dai messicani (così come vengono spesso massacrati o minacciati dai criminali, almeno 70 i cronisti uccisi nell’ultimo decennio). Taibo ha accettato perché ha tra l’altro un obiettivo su tutti: far arrivare a tutti i messicani, che sono avidi lettori, la possibilità di acquistare libri troppo costosi per le loro magre economie.
Romanzi a due dollari
In un suo lungo reportage su Taibo II Marc Cooper sul sito di The Nation registra che i messicani leggono cinque ore al giorno ma un’edizione economica di un libro costa 25 dollari in valuta statunitense quando la maggioranza ne guadagna 8 o 12 al giorno. Così Taibo II ha voluto come slogan “Una República de Lectores” e ha messo in atto atti concreti. Ha rimesso in funzione bus-librerie che i predecessori lasciavano marcire, li usa per andare nelle zone più remote, comprese quelle dove il narcotraffico rende pericoloso avventurarsi, e ha lanciato una campagna per pubblicare libri a 2 dollari di autori rinomati così come ha stipulato accordi con editori stranieri affinché riducano i prezzi dei loro libri in Messico. «Pubblichiamo semplicemente buoni libri, non ci interessa chi li ha scritti o da quale paese – ha detto lo scrittore al reporter – Niente pamphlets politici. Quando qualcuno è toccato da qualcosa che legge, di solito non è un articolo di giornale ma un libro come Robin Hood o Furore di Steinbeck”».