Adesso le cronache tornano a parlare della guerra in Siria contro l’Isis perché lì ha perso la vita il combattente italiano Lorenzo Orsetti, che lottava con le milizie curde dell’Ypg nel nord del paese. Ed è uscito proprio in questi giorni un romanzo su due ragazze di quindici anni, siriane, martoriate da due tragedie parallele, che cercano di raggiungere la città curda di Kobane perché “simbolo di resistenza e speranza al femminile”, come ricorda la nota editoriale.
Il romanzo si intitola “Dentro il cuore di Kobane” (Il Battello a vapore-Piemme, pp 133, € 14,00) e lo firma Vichi De Marchi, giornalista, scrittrice, autrice televisiva per Raisat Ragazzi, ha fatto da portavoce per l’Italia del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. È un libro per ragazze e ragazzi dai 12 anni in su ma quando Vichi De Marchi scrive il suo pubblico può essere molto più esteso: è un’ottima penna e ha uno sguardo aperto, è un’autrice e giornalista che sa comprendere le sfumature.
Il luogo di partenza è il villaggio di Rojava, in Siria, l’anno il 2014. Qui incontriamo Delal, di una famiglia povera, che ha dovuto sposare un uomo molto più grande e che è un violento.”La sua migliore amica Aniya ha appena perso sua sorella, uccisa in uno scontro a fuoco contro gli spietati soldati di Daesh”. Allora una notte le due amiche fuggono insieme per unirsi alle file dell’esercito delle combattenti curde, alle formazioni militari femminili. Anche se per combattere servono 18 anni e loro sono quindicenni. Aniya e Delal non desistono. Vogliono decidere la propria vita, il proprio destino di donne che vogliono avere pari diritti. Per cui la meta è la città di Kobane
“C’è bisogno di rileggere le cose del mondo in un modo che non sia solo di propaganda o del ‘chi se ne frega’ perché questo è alla base dei pregiudizi e del razzismo” ha dichiarato all’Ansa la scrittrice nata a Venezia e di casa a Roma. Che ha visto la guerra siriana quando era portavoce per l’Italia dell’Agenzia delle Nazioni Unite. Dove, ha detto sempre all’agenzia di stampa, è rimasta colpita dal coraggio delle giovani combattenti. E ha ricordato che ai tavoli di mediazione e di pace poi le donne non ci sono nonostante siano decisive.