Si è spenta il 14 febbraio a 62 anni, Andrea Levy, scrittrice che ha raccontato l’immigrazione caraibica e la discriminazione razziale in Gran Gretagna, un fenomeno che ha preso piede negli anni Quaranta dell’ultimo dopoguerra con la fine dell’impero ed è andato avanti a lungo. Di origine giamaicana, la scrittrice ha pubblicato sei romanzi. La sua casa editrice ha dato notizia della morte per cancro.
Le agenzie ci ricordano che il suo romanzo più noto è “Small Island” del 2004, vincitore dell’Orange Prize, tradotto in Italia col titolo di “Un’isola di stranieri”. Ha descritto vita e speranze e difficoltà della “generazione Windrush”, gli immigrati dalle ex colonie caraibiche che hanno subito discriminazioni a non finire. Con un nonno materno ebreo e un bisnonno di parte materna scozzese, Andrea Levy era londinese, era nata nella metropoli nel 1956, mentre suo padre invece era arrivato nel 1948 dalla Giamaica a bordo della Empire Windrush, la nave che ha dato il nome al flusso migratorio caraibico verso la Gran Bretagna.
Di educazione tipica della classe operaia, iniziò a scrivere dopo i 30 anni: pubblicò il primo romanzo nel 1994 dopo molti rifiuti (per gli editori una scrittrice come lei non aveva mercato) dal titolo “Tutte le luci accese”. Soffrì per le discriminazioni razziali in prima persona e da lì scaturì quel libro a sfondo autobiografico su una famiglia afroamericana a Londra. Come riferimenti letterari vengono indicate scrittrici afroamericane come Toni Morrison e Audre Lourde, la letteratura femminista, Michelle Roberts, un romanziere afroamericano caposaldo della letteratura nordamericana quale James Baldwin.
Morta Andrea Levy, scrittrice dei neri discriminati in Gran Bretagna
Londinese di origini caraibiche, di classe operaia, ha pubblicato romanzi e saggi: aveva 62 anni
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16 Febbraio 2019 - 17.27
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