Il senso di isolamento in paesi ai margini del pianeta, in centri abitati fantasma della Patagonia, l’isolamento vissuto dalle persone in una terra sconfinata e dal clima difficile raccontato da chi ci è nato e poi ne è scappato per tornarci, per scriverne. María Sonia Cristoff è una narratrice, saggista e traduttrice argentina. È nata nel 1965 a Trelew, centro abitato nella Patagonia, e dopo non molti anni si trasferì a 1500 chilometri di distanza, a Buenos Aires, dove oggi collabora tra l’altro con più giornali e insegna scrittura creativa. Nel 2005 pubblicò il suo primo libro, Falsa calma, poi uscito in edizione aggiornata nel 2014. Che adesso, a gennaio, esce in Italia per le edizioni Nuova Frontiera (256 pagine, 18 euro, traduzione di Elisa Tramontin).
Falsa calma, con un titolo che a noi italiani può curiosamente ricordare il romanzo Caos calmo di Sandro Veronesi, è un reportage, un memoir, un racconto di viaggio nella sua Patagonia: non quella meravigliosa e “da fotografare” dei picchi, dei ghiacciai e dei pinguini, è un’esplorazione della solitudine in paesini e paesaggi aspri, nelle sue pagine “la Patagonia non è un paesaggio da cartolina ma la porta di ingresso a un paesaggio da incubo”, ha scritto il sito alphadecay.org. Aggiungendo: “La calma a cui allude il titolo di questo libro straordinario è quella della Patagonia, una regione immensa, fredda e spettrale in cui il tempo sembra essersi arrestato per sempre”.
L’autrice: “Esploro i tratti più estremi dell’isolamento patagonico”
“Sono tornata due decenni dopo – ha scritto l’autrice a proposito del suo libro d’esordio – quando con il tempo ero arrivata alla conclusione che, al di là della mia storia personale, l’isolamento era presente in tutto ciò che avevo trovato scritto sulla Patagonia. In tutto, insisto, pur non essendo questo il luogo per indugiare in elenchi. Sono tornata per scrivere di questo tratto eminentemente patagonico. Volevo vedere quali forme assume oggi, volevo individuarlo nei suoi aspetti più estremi”.
” L’autrice – riferisce la casa editrice nella scheda editoriale evocando i nomi di scrittori come W. G. Sebald, Bruce Chatwin e Samuel Beckett – ha visitato i paesi più isolati alla ricerca di quel tratto che la letteratura ha sempre associato a quelle terre: la solitudine. Si è fermata per giorni in villaggi il cui perimetro si può percorrere in poche ore, in attesa, seduta agli angoli delle strade ad osservare i cani randagi passare, sopraffatta dalla luce abbacinante, dal vento e dal silenzio. Lì, praticamente senza muoversi, si è trasformata in una sorta di antenna al servizio dei suoi abitanti esclusi, prigionieri del loro stesso isolamento, perduti nell’immensità e alla mercé di una geografia ostile. Falsa Calma è una profonda meditazione sul tempo e le sue malinconiche rovine”.