Tra i romanzi in arrivo nelle librerie italiane, il 29 gennaio sugli scaffali comparirà L’assassinio del Commendatore. Vol. 2: Metafore che si trasformano dello scrittore giapponese in odore di Nobel Haruki Murakami (Einaudi, traduzione di Antonietta Pastore, 440 pagine, 17,00 euro). In questo volume “tutti gli eventi inspiegabili e le apparizioni trovate nel primo volume de ‘L’assassinio del Commendatore’ trovano imprevedibili soluzioni” ha scritto l’agenzia Ansa.
Nel romanzo Murakami narra di una ricerca artistica e spirituale che porterà un pittore nel precipizio mentre l’altro pittore avrà un altro approccio e altra sorte. Il libro è il secondo capitolo del romanzo Idee che affiorano e tornano personaggi come Menshiki, ricco ma oscuro e misterioso, il Commendatore, Okikawa Marie che frequenta le lezioni di disegno del protagonista in un atelier in un edificio isolato nel bosco dove aveva vissuto un grande pittore del passato, Amada Masahiko che ha eseguito un dipinto misterioso decisivo per lo svolgersi della narrazione dal titolo enigmatico, “L’assassinio del commendatore”.
Cosa dice l’autore, nato a Kyoto nel 1949, sul suo nuovo romanzo? Al blog sulla narrativa straniera della Einaudi stessa “Biancamano 2” Murakami ha confermato che il miliardario Menshiki è in qualche modo un omaggio anche al Grande Gatsby, il romanzo di Francis Scott Fitzgerald tradotto in giapponese da Murakami stesso: è un omaggio, un tributo, non un testo “alla maniera” del romanziere americano. Alla domanda se è un romanzo sulla creatività, lo scrittore ha risposto che uno scrittore, un artista, cerca di “accedere alla sfera del proprio subconscio” e questa è la trama dei suoi romanzi, scaturita in modo inconsapevole più che stabilita a tavolino.
Parlando di un testo costellato da avvenimenti ed eventi continui (da un terremoto a fatti difficili da spiegare razionalmente) e da un’indagine sulle paure umane, Murakami rivendica di non scrivere romanzi realistici (tranne alcuni racconti e Norwegian Wood), di “credere all’esistenza di qualcosa che «mi guida»” mentre scrive un romanzo ma di non avere “una fede religiosa”.
“Il Don Giovanni di Mozart, un’icona”
Il titolo, il Commendatore, il personaggio di Donna Anna lungo il corso degli eventi, rimandano esplicitamente al Don Giovanni di Mozart e del librettista Da Ponte. Come mai? Nella “società attuale – ha detto ancora l’autore al sito Biancamano 2 – sommersa ogni secondo da ogni genere di informazioni, tutti noi viviamo portandoci sulle spalle un enorme serbatoio culturale. A me piace pescare in questo serbatoio ciò che può diventare un’icona e farlo funzionare nel racconto come un simbolo. Ad esempio, il Colonnello Sanders e Johnnie Walker in Kafka sulla spiaggia. Apprezzo il fatto che queste icone superino le differenze di linguaggio, di cultura, di sistema politico, di dottrine e opinioni, e che vengano condivise istantaneamente. Anche se forse il Don Giovanni di Mozart non ha la popolarità del Colonnello Sanders”.