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La grande avventura rivive nella nave maledetta di McGuire

“Le acque del nord” mantiene vivo il romanzo epico sulla scia di scrittori come Melville, Conrad e Jack London

La grande avventura rivive nella nave maledetta di McGuire
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5 Agosto 2018 - 20.21


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Enzo Verrengia

Chi crede che la grande narrativa di avventura sia estinta in questo XXI secolo tutto digitale e sincronico deve correre a comprare e leggere Le acque del nord, di Ian McGuire. Scoprirà che la sfida dell’ignoto, della violenza e della crudeltà è intatta nel retaggio umano. Basta solo saperla sviscerare, anche se per farlo bisogna compiere un viaggio letterario indietro nel tempo.
Il romanzo di McGuire si svolge nel 1859, quando la sopravvivenza non era garantita neppure fra le pareti di case malriscaldate e piene di scomodità, figurarsi all’aperto delle desolazioni artiche. Dal porto britannico di Hull, ogni via marittima conduce verso l’imprevedibile. Ma va bene per Patrick Sumner, un medico militare che a New Delhi si è tacciato di disonore abbandonando l’ospedale da campo per inseguire il miraggio di un tesoro fra le mura di un palazzo nobiliare. Processato dalla corte marziale, congedato con disonore dall’esercito, non gli rimane che accettare l’impiego a bordo di una baleniera, la Volunteer, diretta a nord. L’armatore è il perfido Baxter, che ha predisposto l’affondamento del vascello per incassare l’assicurazione. Ne favoriranno il disegno criminoso il capitano Brownlee e il secondo ufficiale Cavendish. Peccato che s’imbarchi anche Drax, serial killer pedofilo.
Il dottor Sumner non tarda a farsi un quadro della nave maledetta su cui gli tocca prestare servizio. Specialmente dopo l’efferato assassinio del mozzo Hannah, violentato e ucciso da Drax. Quest’ultimo riesce a scaricare la responsabilità su un altro, McKendrick, incatenato nella stiva e pronto per la forca al ritorno. Purtroppo per Drax, il dottor Sumner possiede le conoscenze anatomiche e la perspicacia necessarie a smascherare l’autentico colpevole.
Intanto la furia glaciale degli elementi distrugge la Volunteer e obbliga l’equipaggio a cercare scampo sulla banchisa. Adesso al comando c’è Cavendish, perché Drax ha avuto l’occasione di massacrare il capitano Brownlee.
E da qui in poi Le acque del nord diviene un poema epico della lotta contro una natura feroce, che irride ogni illusione di poter essere dominata. Sumner e gli altri, accampati su lastroni mobili, cedono al gelo, alla fame, all’inadeguatezza. McGuire descrive nei più sordidi, osceni e crudi particolari le sofferenze del gruppo sparuto di balenieri. L’unico in grado di affrontare la neve e le atrocità polari è il dottor Sumner, che verrà salvato dagli eschimesi.
Tutto questo, però, non esaurisce affatto la trama e non fa spoiler. Il nucleo da incubo del libro si trova nell’ultimo terzo, quando per Sumner si tratterà non solo di risolvere la partita con il demoniaco Drax, che è fuggito, ma anche di giungere alla resa dei conti con l’armatore Baxter, responsabile originario del disastro della Volunteer e degli episodi abominevoli che vi hanno fatto seguito.
Accompagnare i protagonisti di Le acque del nord lungo il percorso di agonia che non lascia scampo significa inoltrarsi in una scrittura contemporanea rimodulata alla perfezione sui canoni di Melville, Conrad e London. McGuire restituisce la disumanità di un passato nel quale allignano gli orrori del presente.

Ian McGuire, Le acque del nord, traduzione di Andrea Sirotti, Einaudi, pp. 284, euro 19,50

 

 

 

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