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Un'antologia 'spaziale' perfetta per sopravvivere all'estate

Grandi autori - da Philip K. Dick a James G. Ballard - in questo 'Viaggi nello spazio', libro appena uscito per Einaudi

Un'antologia 'spaziale' perfetta per sopravvivere all'estate
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17 Luglio 2018 - 18.45


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di Enzo Verrengia

L’infinito è l’unica misura possibile del cosmo. E il suo concetto ricorre spesso tra le pagine di Viaggi nello spazio, nuova antologia di fantascienza curata per Einaudi da Franco Farina. L’anelito umano a sconfinare dal pianeta Terra per lanciarsi nelle profondità dell’universo viene più volte paragonato alla narrativa di viaggio del passato. Dalla Luna immaginaria di Luciano di Samosata alle rugiade evaporanti di Cyrano de Bergerac, la via verso le stelle è aperta all’immaginario. Di questo escapismo filosofico e non meccanico abbondano le pagine del capolavoro illuminista di Voltaire, Micromega, qui proposto a lettori che probabilmente sfogliano il libro alla ricerca della space opera, espressione coniata nel 1941 da Wilson Tucker, futuro scrittore di fantascienza in senso peggiorativo, per intendere “un’artificiosa, rimacinata, puzzolente e logora storia d’astronavi”. Niente del genere nella divagazione narrativa del pensatore francese che in tempi di enciclopedismo e rivoluzione borghese affida al gigantesco abitante di un pianeta che ruota intorno a Sirio il compito di smascherare i limiti dell’umanità ma anche di rivelarne le risorse. Così Micromega diviene un’icona del più grande potere, l’intelletto.

Altrettanto immaginario è il viaggio nello spazio del protagonista di Sotto il bisturi, Herbert George Wells, che subisce una dislocazione mentale nel corso di un intervento chirurgico trasformatosi in un vero e proprio trip psichedelico. Tanto da allinearsi ai moduli della new wave, la fantascienza inglese degli anni ’60, che spostava il baricentro dell’invenzione dallo spazio esterno a quello interiore. Succede nel racconto di James G. Ballard che apre l’antologia, Relazione su una stazione spaziale non identificata. L’equipaggio di un’astronave in avaria attracca su un’installazione artificiale vagante e abbandonata per effettuare le riparazioni necessarie. Con una progressione che ha del kafkiano, si scopre che in realtà la “stazione” è un ambiente infinito e non misurabile con i normali criteri umani.

Qualcosa di simile accade al miliardario de Lo strano volo di Richard Clayton, di Robert Bloch, dove il lancio da pioniere nello spazio si distorce in un incubo psicosomatico. Va peggio per il colono spaziale di Spero di arrivare presto, di Philip K. Dick, che invece di cadere nel sonno gelido dell’ibernazione vive un’interminabile traversata dello spazio sul filo dei propri ricordi.

Da apprezzare un altro gioiello della migliore fantascienza, Un’odissea marziana, di Stanley G. Weinbaum, un classico che per la prima volta affronta il rapporto fra terrestri e alieni da una prospettiva inedita, ben più avanzata di quella che riduce l’ipotetica vita extraterrestre ai mostri con un occhio solo.

A metà fra tecnica e spiritualità Il viaggio in mongolfiera di Mr. Vivenair, arricchito da incontri con sovrani extramondo estremamente suggestivi.

Infine, gli orrori di Chtulu in Colui che sussurrava nelle tenebre, di Howard Phillips Lovecraft, la tragica cupezza di Caleidoscopio, di Ray Bradbury, la satira di Niente di serio, di Frederic Brown e di Mai toccato da mani umane, di Robert Sheckley, il finale a sorpresa de Il relitto, di Richard Matheson, che sembra una puntata di “Ai confini della realtà”.

 

A.A.V.V., Viaggi nello spazio (Einaudi ed., pp. 280, Euro 14)

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