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"Il morso" riscatta Lucia Salvo, pazza per finta e rivoluzionaria per davvero

Il racconto di Simona Lo Iacono su una donna reputata "babba" nella Sicilia al tempo dei moti anti-borbonici a metà ‘800. Tra nobili viziosi, domestiche e finzioni quasi pirandelliane

"Il morso" riscatta Lucia Salvo, pazza per finta e rivoluzionaria per davvero
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10 Novembre 2017 - 09.14


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di Margherita Ingoglia

Il morso di Simona Lo Iacono (edito Neri Pozza, pp. 238, euro 16,50) – vincitore del Premio Racalmare-Sciascia 2017 – è un romanzo di struggente bellezza che sfida la damnatio memoriae della Storia e riscatta la dignità di una donna, Lucia Salvo “la siracusana”, considerata “babba” a causa del “fatto”. In un gioco di ricostruzioni storiche, fantasia narrativa e una fiera di personaggi sorprendenti, Il morso affonda i denti (è proprio il caso di dirlo!) in uno spaccato livido della Sicilia del 1848, ci conduce nel ventre della città di Palermo e lascia che il lettore, come un alito di vento, vaghi tra quei vicoli assorti di agiatezza e povertà, lusso e depravazione.

«Se chiedete in giro, non vi diranno che ho un nome. Non vi diranno neanche che ho mente e lingua. Scrolleranno le spalle con insofferenza, qualcuno con pietà. Sorrideranno, altri. Vi riferiranno che, forse, un tempo capivo. Che forse babba ci sono diventata. La vita, diranno. I dolori, i parti, le morti».
Ha solo sedici anni quando, da Siracusa, per volontà della madre, Lucia viene mandata a Palermo a servizio presso i conti Ramacca, una delle famiglie più potenti e ricche della città. Il conte figlio, un uomo vizioso e dedito alle beatitudini lussuriose, predilige domestiche con «braccia forti e corpo inverginato, prontissimo a cedere sotto le esperienze di un seduttore», e la siracusana potrebbe essere una papabile preda perché è bella e il suo corpo ammalia gli uomini. Questo è quello che in segreto si augura la madre, per Lucia: che diventi l’amante del conte figlio per poter risanare, tra le altre cose, anche le sorti economiche della famiglia.
«Certo Lucia non è fimmina che si lasci passare sotto gli occhi senza soppesare le magnifiche curvature, i seni ritti, il viso ambrato da un sole meridiano. Anzi a osservarla (…)si indovina un incedere misterioso e prudente che dosa l’andatura come se il cammino celasse un intoppo imprevisto».
Quando il nano Minnalò, il fedele consigliere del conte figlio, conduce Lucia a palazzo, è sicuro di trovarsi di fronte l’ennesima servetta accondiscendente e arrendevole, eppure nel momento in cui il conte figlio si avvicina alla ragazza, certo che non gli opporrà resistenza, riceve un inaspettato trattamento perché Lucia gli sferra un morso che lo farà sanguinare. Viene così mandata a casa degli Agliata, altra famiglia potente della Sicilia del ‘48, e usata, credendo che Lucia fosse babba davvero, a sua insaputa per portare dei messaggi segreti allo Steri, il carcere di Palermo, dove si trovano i rivoluzionari anti-borbonici. Da quel momento Lucia inizierà un cammino che la porterà a diventare una vera eroina, grazie a un inaspettato colpo di scena. Si rivelerà l’unico personaggio dotato di sani principi, che conosce il valore della giustizia e dell’amore, e per quest’ultimo è disposta a sacrificarsi.

Con una scrittura densa e vibrante, il romanzo della Lo Iacono, scuote il fiato del lettore e apre lo scenario su una vicenda che spazia tra i mercati palermitani e i salotti della nobiltà, e inizia esattamente… con un morso: un dolore, una malattia, un giudizio. La storia dimenticata della giovane Lucia Salvo, una donna bella, realmente esistita e citata da Luigi Natoli, nelle sue Storie e leggende di Sicilia, grazie alla Lo Iacono, torna a vivere. Viene riscattata la dignità della sua storia. All’apparenza, Lucia, è una donna mite, tiepida, tranquilla fin tanto da sembrare “babba”, stupida. Per il suo paese lei è solo la pazza a causa del “fatto”, quelle improvvise crisi convulsive che le fanno perdere coscienza e la fanno stramazzare a terra. Se oggi sapremmo con certezza che non si tratta di follia, ma epilessia, all’epoca, quella malattia sconosciuta era per tutti solo una forma di pazzia. In una terra segnata dalle ribellioni e dalle superstizioni, la Sicilia, tra queste pagine, si scopre ancora teatro pirandelliano, in cui la giovane donna di Siracusa, bella e forse pazza, accetta, per convenienza, la condizione di matta. Agisce nell’ombra, ritagliandosi un ruolo coraggioso, durante i moti siciliani.

Nel teatro siciliano raccontato dalla Lo Iacono, i personaggi come il Conte padre, “antiborbonico in odor di disgrazia” un machiavellico deus ex machina della storia; il Conte figlio, il castrato signorino “angelo sfrattato dal sesso”; il maggiordomo Minnalò, un nano acuto e furbissimo; la famiglia degli Agliata, rappresentati dal debole appeal sociale; Assunta la figlia degli Agliata, capricciosa e insicura, che attende l’arrivo del primo mestruo, nonché fidanzata promessa del Conte figlio, e Maurizio, un carbonaro che dovrà vedersela proprio con Lucia Salvo. Questi sono tutti indimenticabili protagonisti delle pagine de Il Morso.
Un libro avvincente e magnetico che incanta per l’eleganza stilistica e la storia straordinaria che terrà il lettore stretto in una travolgente passionalità, fino alla fine.

 

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