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Racconti di minatori e carte d'archivio, un pomeriggio di studio al Museo di Abbadia San Salvatore

In occasione della celebrazione in onore di Santa Barbara, un incontro dedicato all’esplorazione storica ed ai significati di oralità e memoria.

Racconti di minatori e carte d'archivio, un pomeriggio di studio al Museo di Abbadia San Salvatore
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23 Dicembre 2023 - 11.31


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Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.

di Margherita Degani

Ci accompagnano sinuose le colline toscane, muovendosi come onde verdi ed erbose nel paesaggio soleggiato. Dopo giorni d’assedio di fitte nebbie, il sole colpisce inaspettato i nostri occhi e riscalda, come una promessa, le attese dal pomeriggio.

Percorrendo la Francigena prima attraverso la Val d’Arbia e poi nel cuore della Val d’Orcia, superando San Quirico e Bagni San Filippo, ecco che si inizia a risalire il bosco fino a raggiungere gli 810 mt previsti: le miniere di mercurio del Monte Amiata. E’ proprio qui che ci fermiamo.

Estratto dai grandi massi sotterranei di rosso cinabro, il metallo è ampiamente servito fino alla Seconda guerra mondiale per la realizzazione di strumenti di precisione, armi, bombe, navi ed apparecchiatura di diversa natura.

Nel corso degli anni ’60- ’70, però, inizia una crisi che porta all’abbandono delle miniere, anche per effetto del disastro di mercurio nel mar giapponese.  Ad Abbadia S.S. e Pian Castagnaio – trattandosi di strutture pubbliche ed essendo intervenuto l’interesse dell’Università di Siena, assieme a quello delle Amministrazioni locali e nazionali- è stato possibile salvaguardare la gran parte del patrimonio minerario originale.

Dopo essere stati accolti dagli organizzatori dell’evento, siamo subito accompagnati tra le moderne sale di un Museo che esplora l’impatto della miniera sulla società circostante. Il target, come ci viene spiegato tra un cenno storico ed un altro, è soprattutto quello delle scuole e delle famiglie. Sono quattro i percorsi multimediali che stimolano la curiosità dei piccoli ed intrepidi avventori: dal mito di Ermes, all’esplorazione del territorio; dal rapporto tra uomo e lavoro, fino all’esposizione degli armadietti originali, resi interattivi da suoni, immagini e fotografie del tempo.

I colori dei proiettori, le atmosfere ricreate ed i video esplicativi sono la diretta testimonianza di un enorme e costante lavoro per il mantenimento di una memoria culturale tanto importante per la zona. Una passione che non si arrende e continuamente cerca di contagiare i più giovani, nella convinzione di poterli arricchire di nuova  consapevolezza, quella dell’identità locale.

Ma il viaggio a ritroso, sospesi nel paradosso di una modernità che si fonde con il passato, è appena iniziato. Alcune brevi raccomandazioni e poi la “discesa” nel buio e freddo cunicolo della miniera. Un intelaiatura a vista di assi legnose sorregge la ricostruzione della galleria sopra le nostre teste; un trenino di ferro ci aspetta a pochi metri dall’ingresso, proprio dove la luce si fa più tremante.

Oltre, solo il cupo e scuro silenzio, interrotto dai suoni di un arduo mestiere. Nell’alone delle torce, seguendo i percorsi tracciati dalle rotaie, camminiamo incerti tra gli echi dei nostri passi, avvolti dall’umidità e attratti dalle scene che riportano in vita i cantieri ed il loro sviluppo tra Ottocento e Novecento. Così vediamo cambiare gli strumenti d’impiego e i sistemi di illuminazione, da pala e piccone sotto la luce di lampade ad acetilene, fino alle pericolose macchine della “squadra della morte”. Un varco nel tempo, aperto su quello che possiamo ben definire un sotterraneo mondo parallelo.

Oltre a preservare strutture e tradizione, la sede del museo e tutti i collaboratori che vi sono in qualche modo legati, compiono anche un approfondita ricerca ed un’attenta conservazione dell’oralità e della memoria che penetrano queste mura. Al delicato tema ed al suo valore antropologico è dedicata la conferenza che segue, arricchita dall’apporto personale e professionale di otto relatori.

“Gli archivi sono qualcosa di estremamente importante. Le miniere coinvolgevano tutto il tessuto sociale…erano entità che si facevano carico della comunità e dei servizi circostanti. Spero che anche i ragazzi possano continuare questo progetto ambizioso”, esordisce il Sindaco Tondi, introducendo il pomeriggio di studio Racconti di Minatori e Carte d’Archivio.

Ma che cos’è la Memoria culturale? Inevitabilmente ricollegata al convegno, è una memoria collettiva che nasce laddove sorge una comunità per racchiudere tutto ciò che le appartiene. Un insieme di elementi che si solidificano per cementare una memoria condivisa, sottolinea Maurizio Boldrini – primo ad intervenire e moderatore del dibattito. Accanto, esiste poi una memoria storica, forse più delicata, che raccoglie informazioni esterne, in circolazione; da sole non bastano e necessitano di altri documenti che possano dar loro nuova forza.

Ma la memoria é anche dimenticanza, interviene Alessandra Casini, rappresentante del Parco Nazionale delle Colline Metallifere: si sceglie cosa ricordare ed è una decisione che dipende soprattutto dalle Amministrazioni e dagli orientamenti di governance. Per questo, è importante pensare a 360° ed individuare le iniziative che sono davvero in grado di coinvolgere l’intero territorio in termini benefici.

E’ poi Giovanni Contini, soprintendente archivistico e bibliografico, a raccontare il duro compito della raccolta di testimonianze orali sul mondo della miniera, che chiudendo battenti dopo un secolo porta con sé conseguenze psicologiche oltre che economiche. Grazie a Zoppi e alla sua conoscenza dell’ambiente – continua – le interviste sono state fruttuose, capaci di esplorare i temi della vita familiare e del duro lavoro dei minatori. Non sono mancate nemmeno le riflessioni sul ruolo delle donne ed il loro rapporto intrattenuto con i mariti.

Gli aspetti legati alla conservazione video/audio ed alla loro organizzazione sono state affrontate da Claudia Maccari, che ci ha parla delle oltre cento interviste da rielaborare in formati digitali al fine di renderle accessibili. “Vanno divulgate perché sono un vero tesoro”, conclude sostenuta dall’appoggio di un pubblico che si raduna attorno alla voce emozionata di una signora; “Dentro c’è tutto. Bisogna mostrarle, farle vedere, coinvolgere le scuole…perché dentro c’è davvero tutto”.

Simonetta  Rosatelli e Fabbrini Marco sono, infine, gli ultimi esperti che abbiamo il piacere di ascoltare. L’accurata descrizione delle tecniche di restauro del libro di matricola  1840 e la successiva descrizione di un progetto di ricerca volto ad ottenere un quadro di come fossero impiegati i minatori durante la guerra sulle Alpi sono le note finali di una giornata molto intensa. Spetta però alla forte presenza di spirito di Franz Brunner ed ai ricordi primo-novecenteschi di Cesare Papalini la definitiva chiusura della conferenza.

Così le luci si spengono sulla sala e sulle sedie; cala l’ombra sul grande quadro di Santa Barbara che, fin dall’inizio, ci ha guardati con occhio fiero e spada sguainata. Forse vuole proprio ricordarci che la difesa ed il ricordo di tutti quegli uomini e di tutte quelle vite ora spettano solo a noi, alla nostra volontà di conservarli e di trovare per loro il giusto posto nella memoria culturale e storica della società che abitiamo.

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