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"The Post", un'affascinante pellicola che intreccia giornalismo e politica

Una recensione sulla pellicola di Steven Spielberg, uscita nel 2017, con protagonisti Meryl Streep e Tom Hanks.

"The Post", un'affascinante pellicola che intreccia giornalismo e politica
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16 Dicembre 2024 - 12.29


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Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il Laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.

di Gabriele Bisconti

La storia nascosta dietro alla pubblicazione dei Pentagon Papers, i Quaderni del Pentagono, avvenuta nel 1971 sul Washington Post: è questa la storia che racconta ”The Post”, il film di Steven Spielberg del 2017 che ha vinto il premio Miglior film al National Board of Review Awards. L’occultamento dei documenti top secret (circa 7000 pagine totali) sulle strategie e i rapporti del governo degli Stati Uniti con il Vietnam (tra gli anni quaranta e sessanta) è la scintilla che innesca una battaglia tra il Post e la Casa Bianca, una guerra in nome della trasparenza e della libertà di stampa.

I protagonisti sono il direttore del “Post” Ben Bradlee (interpretato dal Tom Hanks) e la proprietaria dello stesso Katy Graham (Meryl Streep), che uniscono le forze per rivendicare il loro dovere di dire la verità alla nazione in quanto giornalisti e in nome del diritto di parola e di stampa, sancito dal primo Emendamento.

Il regista racconta, ricorrendo anche a una serie di inquadrature dall’alto, la figura di Kay, rimarcandone la caratura morale. Sebbene la scelta più facile sarebbe mantenere il riserbo e tacere i fatti, la giornalista decide di fare altrimenti.

 Il film punta il dito contro il giornalismo, quello che a suo modo ha “offerto” alla politica la mano dell’amicizia, chiudendo un occhio sulle vicende poco pulite  che vedevano coinvolti alcuni personaggi di spicco (Ben Bradlee era amico di esponenti della Casa Bianca e anche di J.F. Kennedy mentre Kay Graham aveva uno stretto rapporto di amicizia con Robert McNamara, l’ex segretario della Difesa che raccolse la documentazione dei Pentagon Papers).

La pellicola è un inno a tutto tondo all’inchiostro e alla carta stampata, ma anche al tempo necessario per fare buon giornalismo, per trovare la notizia e verificarne le fonti. Precetti che il giornalismo, ancora oggi, non sempre osserva.

“The Post” racconta anche di come, in quell’occasione, arrivare secondi (i primi a pubblicare parte dei fascicoli top-secret furono i giornalisti del rivale New York Times) permise alla redazione di Ben Bradlee di combattere con i giusti mezzi una battaglia contro lo stesso Presidente Nixon, che voleva imbavagliare i giornali.

Infine, la colonna sonora, composta da John Williams insieme al regista Steven Spielberg, s’instaura a pieno titolo in questa creazione: non solo ha una funzione tematica in grado di guidare le sensazioni e le emozioni degli spettatori, ma rappresenta a sua volta una composizione inedita, in cui le note musicali sembrano accordarsi con il suono prodotto dai processi di stampa e col ticchettio redazionale delle macchine da scrivere.

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