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Gino Cecchettin: "Umiliata la memoria di Giulia"

Dolore e indignazione dopo l’udienza del processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin.

Gino Cecchettin: "Umiliata la memoria di Giulia"
In foto Gino Cecchettin
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11 Dicembre 2024 - 01.05


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Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il Laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.

di Marzia Pernice

Sono passate 24 ore dall’udienza del processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin e il padre della giovane studentessa ha deciso di esprimere il suo dolore e la sua rabbia attraverso un post sui social.

“La difesa di un imputato è un diritto inviolabile ma credo sia importante mantenersi entro un limite che è dettato dal buon senso e dal rispetto umano. Travalicare questo limite rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima, e di suscitare indignazione in chi assiste”.

Queste sono le parole utilizzate da Gino Cecchettin in merito a quanto detto da Giuseppe Caruso, avvocato di Filippo Turetta, per cercare di evitare l’aggravante della premeditazione richiesta dal pubblico ministero, che porterebbe il suo assistito all’ergastolo.

La risposta alle parole del papà di Giulia è stata immediata: “Come difensori – affermano i legali Giuseppe Caruso e Monica Cornaviera – siamo assolutamente certi di non aver travalicato in alcun modo i limiti della continenza espressiva, e di non aver mancato di rispetto a nessuno. Abbiamo solo svolto il nostro dovere in uno Stato di diritto”.

Anche la nonna di Giulia ha reagito con durezza alle parole dei legali: “Due, trecento telefonate al giorno non era un atto persecutorio? Uno non vive, sarebbe da spegnere il cellulare e non riaccenderlo più”, afferma Carla Gatto, presente anche lei in tribunale nell’udienza di martedì. E aggiunge “Penso sia un’assurdità dire che non ci sia stata premeditazione nel suo omicidio, ha detto (l’avvocato, ndr.) delle parole assurde visto le prove che ci sono e i fatti come sono andati, fa solo male sentire queste parole. Lei è la vittima, non Turetta”.

Mentre il processo si avvicina alla conclusione, con la sentenza prevista per il 3 dicembre, il caso riaccende il dibattito sui femminicidi e sulla violenza di genere, toccando anche la politica.

“In questo anno – afferma il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara – i femminicidi in Italia compiuti da partner sono scesi del 12%. Riteniamo che questo dato sia anche merito di quella cultura della prevenzione che questo governo, in particolare il ministro per le pari opportunità e la famiglia, Eugenia Maria Roccella, ha avviato”.

Tuttavia, queste parole hanno suscitato critiche, come quella di Valentina Ghio del PD, che accusa il governo di non aver fatto abbastanza su educazione affettiva e rispetto di genere nelle scuole.

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