Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il Laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.
di Aurora Felici
Ventiquattro ore dopo le parole dell’avvocato difensore di Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, il padre, Gino Cecchettin, ha detto la sua opinione. In un post sui social, ha espresso il suo dolore per le affermazioni fatte durante il processo, dichiarando di essersi sentito “offeso” e che la memoria di Giulia è stata “umiliata”.
Ha inoltre sottolineato che la difesa è un diritto, ma che dovrebbe essere esercitata con rispetto e buon senso, senza aumentare il dolore dei familiari della vittima.Le parole che hanno scatenato la sua reazione sono quelle dell’avvocato Giuseppe Caruso, che ha chiesto di non applicare l’aggravante della premeditazione a Turetta, sostenendo che Giulia non aveva paura di lui e che i messaggi da lui inviati non riguardavano una “relazione tossica” prima di ottobre 2023.
Tuttavia, le affermazioni sulla presunta non tossicità della relazione hanno ferito i familiari di Giulia, in particolare la nonna della ragazza,Carla Gatto, la quale ha ammesso :”Due, trecento telefonate al giorno non era un atto persecutorio? Uno non vive, sarebbe da spegnere il cellulare e non riaccenderlo più”, per poi aggiungere:”Penso sia un’assurdità dire che non ci sia stata premeditazione nel suo omicidio, ha detto delle parole assurde visto le prove che ci sono e i fatti come sono andati, fa solo male sentire queste parole. Lei è la vittima, non Turetta”.
Il ministro Giuseppe Valditara ha sottolineato il calo dei femminicidi in Italia, attribuendolo alla cultura della prevenzione del governo, ma queste parole hanno provocato critiche da parte della politica, soprattutto da Valentina Ghio (Pd), che ha accusato il governo con la seguente affermazione: “in questi due anni non ha messo in campo nessun intervento strutturale su formazione, cultura ed educazione affettiva e sessuale nelle scuole”, venendosi a mostrare così una discrepanza di pensiero nel governo.
Il processo si avvicina dunque alla sentenza, prevista per il 3 dicembre e nel frattempo il caso di Giulia continua a suscitare dibattiti pubblici e politici.