Sono solo parole in libertà. Nessun altro commento è possibile in margine alla frase pronunciata da Gennaro Sangiuliano, il ministro della cultura della nostra Repubblica, immagino per riempire con una notazione colorita un’intervista altrimenti priva di pepe: la costruzione politica dantesca, a suo dire, è profondamente di destra e Dante è il fondatore della cultura di destra in Italia. L’idea, nella sua vacuità priva di senso, ha pure rapidamente fatto il giro del web, ma provare a commentare una tale castroneria è al di sopra delle possibilità di chiunque abbia un po’ di cultura. Immagino che si sia trattato di un momento di stanchezza, di una voce dal sen fuggita, di una ricerca di visibilità.
Il problema è che in questo modo Dante diventa privo di senso, e la sua “costruzione politica” solo una bandierina, un po’ come quando gli stalinisti dividevano autori e filosofi del passato in “di destra” e “di sinistra” (tipo: Socrate di sinistra, Platone di destra eccetera).
Dante non è di destra, Dante non è di sinistra, come non è né di destra o di sinistra nessun personaggio vissuto prima che i concetti destra e sinistra prendessero forma.