Il 10 novembre è la Giornata degli Stagisti: la formazione è importante ma la dignità non è opzionale. | Culture
Top

Il 10 novembre è la Giornata degli Stagisti: la formazione è importante ma la dignità non è opzionale.

Per i più fortunati, e solo in alcuni settori, i tirocinanti italiani guadagnano tra i 300 e i 1.000 euro al mese. La durata massima è di sei mesi, proroghe comprese, e in pochi casi lo stage si traduce in un’assunzione, specie oggi, in piena crisi economica

Il 10 novembre è la Giornata degli Stagisti: la formazione è importante ma la dignità non è opzionale.
Preroll

Marcello Cecconi Modifica articolo

10 Novembre 2025 - 13.29


ATF

Nell’estate di undici anni fa, luglio 2014, a Bruxelles si riunirono una ventina di organizzazioni per celebrare il primo European Interns’ Day. Era l’inizio di qualcosa: una giornata dedicata a chi si muove in quella terra di mezzo tra formazione e lavoro, troppo spesso invisibile, troppo spesso sfruttata. Un anno dopo, nel 2015, l’iniziativa si allargò al mondo intero e cambiò stagione: nacque così l’International Interns’ Day, fissato al 10 novembre.

È bene ricordarlo: lo stage (o tirocinio) non è un contratto di lavoro. In Italia non prevede uno stipendio, ma solo un’indennità di partecipazione. A fare la differenza è anche il tipo di tirocinio: curricolare o extracurricolare. I curricolari, fanno parte del percorso universitario e di solito non sono contribuiti. Al contrario, gli extracurricolari si sviluppano fuori del percorso di studi e prevedono un’indennità di partecipazione. Il compenso però varia da regione a regione, da azienda ad azienda. 

Anche in Europa la distinzione rimane: i tirocini universitari sotto i due mesi, per esempio, raramente sono pagati; quelli extracurricolari invece sì. In Gran Bretagna se il tirocinante è considerate “worker” ha diritto ad un salario di 10,42 sterline l’ora. In Francia non esistono stage extracurriculari in quanto i francesi sono convinti che l’esperienza e le competenze si imparano solo lavorando sul serio, con un contratto e uno stipendio. Per i curriculari oltre i due mesi, invece, è prevista una retribuzione minima di 4,35 euro l’ora. Oasi felice, la Spagna, dove è previsto un salario minimo di 1.080 euro mensili per un full time con tutti gli stessi diritti degli altri lavoratori.

Una realtà diversa in Italia, dove già si fatica a trovare tirocini e quelli extracurriculari che si riesce a trovare, spesso sono mal pagati. I contratti non prevedono ferie, malattia, contributi e le aziende chiedono molto in cambio di poco e gli stagisti trascorrono il periodo tra incertezze e speranze di rinnovo. Per i più fortunati, e solo in alcuni settori, i tirocinanti italiani guadagnano tra i 300 e i 1.000 euro al mese. La durata massima è di sei mesi, proroghe comprese, e in pochi casi lo stage si traduce in un’assunzione, specie oggi, in piena crisi economica.

Tutto è conseguenza del modo di concepire e gestire il tirocinio. Basilare è la serietà del soggetto ospitante, della trasparenza del quadro normativo che possa definire non solo i doveri dei tirocinanti ma anche dei loro diritti. Tra questi il più importante: il pagamento. Non a caso lo slogan “Unpaid is Unfair” (non pagare è ingiusto) è quello che da anni accompagna le manifestazioni e le campagne promosse in tutto il mondo per denunciare una pratica che perpetua disuguaglianze.

Del resto, uno stage non retribuito non è solo un’occasione mancata ma diventa uno strumento classista quando diventa accessibile solo a chi può permettersi mesi di lavoro gratuito. Una forma di esclusione silenziosa, che seleziona non in base al merito, ma alle possibilità economiche di partenza. Il paradosso è che questa logica permea anche istituzioni internazionali nate per difendere i diritti: l’ONU, ad esempio, continua a offrire centinaia di tirocini non retribuiti ogni anno. Si celebra la dignità del lavoro nei documenti ufficiali, ma non la si pratica nei propri programmi di formazione.

Ecco che la Giornata Internazionale degli Stagisti non si presenta come una celebrazione, ma come un promemoria collettivo: un giorno per riconoscere che il lavoro non retribuito, oggi come ieri, racconta molto della nostra idea di valore e di merito. Continuare a tollerarlo significa accettare che il talento sia un privilegio per pochi. La formazione è importante ma la dignità non è opzionale

Native

Articoli correlati