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"Dall’Orto alla Tavola": lo studio su come sensibilizzare i bambini a una correta alimentazione

La dottoressa Anna Pezzatini ha coordinato una ricerca che dimostra come l'educazione alimentare funzioni davvero se i bambini vengono coinvolti nell'intera filiera alimentare.

"Dall’Orto alla Tavola": lo studio su come sensibilizzare i bambini a una correta alimentazione
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17 Ottobre 2025 - 16.58


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di Lorenzo Lazzeri

Aumentare il consumo di vegetali nell’alimentazione dei più piccoli è possibile. Lo ha dimostrato la ricerca condotta dalla dottoressa Anna Pezzatini presso l’Istituto Comprensivo Empoli Est, diretto dal professor Marco Venturini, in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione dell’Università di Siena guidata dalla professoressa Anna Maria Aloisi. Il progetto, che porta il nome di “Dall’orto alla tavola”, ha coinvolto 699 studenti tra i sette e gli undici anni dal dicembre 2023 all’aprile 2025. I risultati parlano chiaro: i bambini che non toccavano mai una verdura sono scesi dal 15,4 al 4,9 percento, mentre quelli che la mangiano da quattro a sei volte alla settimana sono passati dal 22,1 al 33,9 percento.

SI tratta di un progetto di ricerca semplice quanto ambizioso: capire quanto e quali verdure mangiassero davvero i bambini, quale percezione avessero del loro ruolo nella dieta e poi verificare se un percorso pratico potesse cambiare le cose. Non un’ora di lezione frontale, non un documentario, ma un’esperienza vera. Così hanno iniziato con un questionario, contenente domande dirette e comprensibili anche per i più piccoli, per fotografare la situazione. Poi sono partite le attività: l’orto scolastico da coltivare, le ricette tradizionali da scoprire, una visita al Centro Cottura del comune di Empoli per vedere dove e come nascono i piatti della mensa e infine la scrittura di articoli per il giornale della scuola. Al termine del percorso, lo stesso questionario ha prodotto risposte completamente diverse.

La professoressa Aloisi e il suo team hanno analizzato i dati e hanno confermato quello che ormai era evidente a chiunque avesse seguito il progetto. L’intervento aveva funzionato. Non si trattava di un effetto placebo o di un entusiasmo momentaneo. I bambini avevano davvero cambiato modo di pensare al cibo e soprattutto avevano modificato le loro abitudini concrete. Ciò che prima rifiutavano era richiesto, quello che in principio ignoravano era invece apprezzato.

Il contesto in cui si inserisce la ricerca è preoccupante. L’obesità infantile continua a crescere in Italia come nel resto del mondo occidentale e con lei crescono anche le patologie croniche che colpiscono ragazzi sempre più giovani. La dieta mediterranea, quella vera, ricca di frutta e verdura, potrebbe essere una risposta concreta ma purtroppo gli alimenti vegetali restano ai margini dell’alimentazione quotidiana di bambini e adolescenti. Legumi, cereali integrali, ortaggi, tutto finisce nel dimenticatoio davanti a cibi più comodi, più veloci, più gratificanti nell’immediato.

Il progetto di Empoli ha dimostrato che invertire tale tendenza è possibile, ma serve un approccio completamente diverso da quello tradizionale. I bambini non hanno bisogno di sentirsi dire che devono mangiare sano. Lo sanno già e lo sentono ripetere ovunque, pertanto quello che serve è fargli piacere quelle verdure che dovrebbero mangiare. E per fargliele piacere bisogna coinvolgerli, fargli sporcare le mani con la terra, fargli vedere come cresce una pianta, come si trasforma in un piatto, come può diventare buona se preparata nel modo giusto.

La collaborazione tra l’Università e la scuola ha permesso di dare sostanza scientifica a quello che poteva sembrare solo un bell’esperimento pedagogico. Il professor Venturini ha creduto nel progetto inserendolo in un percorso più ampio sul benessere scolastico, riconoscendo che star bene a scuola significa anche mangiare bene. La professoressa Aloisi ha messo a disposizione le competenze del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze per garantire la validità scientifica dello studio.

I risultati ottenuti suggeriscono che il modello potrebbe essere replicato altrove. Non servono grandi investimenti o strutture complesse. Serve la volontà di cambiare approccio, di passare dalla teoria alla pratica, di fidarsi della capacità dei bambini di imparare facendo. La dottoressa Pezzatini ha dimostrato che è possibile e i quasi settecento bambini che hanno partecipato al progetto che quando gli si dà l’opportunità giusta i risultati arrivano. Le verdure non sono più il nemico da evitare nel piatto, ma qualcosa che conoscono, che hanno visto crescere, che hanno imparato a cucinare e che adesso, semplicemente, mangiano.

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