Di Azzurra Arlotto
In occasione del quarantatreesimo anniversario della Legge Basaglia, che nel 1981 sancì la chiusura dei manicomi in Italia, le sedi universitarie di Siena e Arezzo assumono un valore simbolico ancora più profondo. Entrambe sorgono su aree che un tempo ospitavano istituti psichiatrici, rappresentando oggi un tangibile esempio di come l’orrore e l’emarginazione del passato abbiano lasciato il posto al sapere e alla formazione.
Siena: dal San Niccolò al polo universitario
L’Università vanta una lunga e storica presenza a Siena, a partire dal 1240. Tuttavia, uno dei suoi più importanti Presidi attuali ha sede all’interno del San Niccolò, oggi un moderno complesso universitario ma con una storia relativamente recente e complessa. L’edificio è nato nel 1818 come Ospedale Psichiatrico ed ha accolto per decenni persone emarginate e stigmatizzate dalla società.
Un passato che narra di tristezze e ingiustizie ma che con la chiusura dei manicomi, negli anni ’80, ha lasciato spazio a una nuova realtà. L’Ateneo senese ha infatti rilevato l’area, riconvertendola in un polo universitario pulsante di vita. Oggi, tra le mura che un tempo segregavano, si susseguono lezioni, convegni e attività di ricerca. Un’evoluzione che serve a non lasciare nel passato le sofferenze subite dalle migliaia di persone che occupavano gli stessi spazi oggi pieni di vita grazie a studenti e docenti.
Arezzo: dal Pionta al campus universitario
Anche la distaccata sede aretina dell’Università di Siena porta i segni di un passato difficile. L’attuale campus universitario sorge su un’area che un tempo ospitava l’Ospedale Psichiatrico di Arezzo, noto come “il Pionta”. Inaugurato nel 1913, l’istituto ha rappresentato per molti anni un luogo di dolore e isolamento. Con la Legge Basaglia, anche il Pionta ha chiuso i battenti, aprendo la strada a una nuova vita per l’area. L’Università di Siena ha preso possesso degli spazi creando un campus moderno e funzionale, dove ogni giorno centinaia di studenti e studentesse si formano per costruire il proprio futuro basato sulla conoscenza, l’inclusione e il rispetto della dignità umana.
Le sedi universitarie di Siena e Arezzo, sorte in ambienti di sofferenza ed esclusione, sono oggi un simbolo potente di rinascita e di speranza. Rappresentano la vittoria della civiltà sulla barbarie, della scienza sull’ignoranza, dell’inclusione sull’esclusione. In questo quarantaquattresimo anniversario della Legge Basaglia, che ha ridefinito la concezione di malattia mentale e messo la persona al centro della cura, è importante ricordare che il percorso verso una società più giusta e solidale è ancora in atto. Le università, con il loro impegno nella formazione e nella ricerca, possono giocare un ruolo fondamentale nel costruire un futuro libero dai pregiudizi e dall’emarginazione.
L’eredità di Franco Basaglia non si esaurisce con la chiusura dei manicomi. Il suo pensiero, incentrato sul rispetto della dignità umana e sulla centralità della persona, rappresenta una sfida continua per tutti noi. In un mondo ancora segnato da stigma e discriminazione, le sue parole risuonano con forza: “L’istituzione manicomiale è il luogo dove la negazione della libertà si fa più radicale e più assoluta”.
Le sedi universitarie di Siena e Arezzo, nate proprio da quel luogo di negazione, sono un monito a non dimenticare, e allo stesso tempo sono un invito a costruire una società più inclusiva dove la salute mentale sia tutelata e valorizzata.