di Ludovico Conti
Gli studenti del Dispoc dell’Università di Siena si trovano un po’ a vivere quella sensazione di dramma esistenziale e di attesa che rimanda a quella grandissima opera di Beckett che è Aspettando Godot. La macchina burocratica è uno dei principali motori della nostra società, questo lo sappiamo tutti, lo sappiamo anche se non lo vediamo. O meglio, ce ne accorgiamo solo quando questa macchina inizia a bloccarsi e ad arrancare. Ed è quello che è successo e sta succedendo all’interno del Dispoc, Dipartimento di Scienze Politiche Sociali e Cognitive, dell’Università di Siena. Da settimane non si parla d’altro tra i corridoi del dipartimento; i ragazzi ne parlano e chiedono ai professori che non fanno mistero di queste disfunzioni. Ma nessuno sembra fare niente.
Abbiamo tentato di approfondire questa questione che sta a cuore a molti, studenti e professori compresi. Sia Joy Ciliani, rappresentante degli studenti all’interno del Comitato della Didattica di Strategie e Tecniche della Comunicazione, che il Presidente stesso del Comitato, Tarcisio Lancioni, non fanno mistero di uno scenario preoccupante. Dalle loro parole emerge che l’impasse funzionale sia per lo più legata al fatto che la segreteria didattica sia sottodimensionata. Non poteva essere previsto?
Le conseguenze di quello che da qualche mese sta accadendo sono i ritardi che si accumulano nelle attività di segreteria e quelli che fanno più male sono i ritardi nella convalida dei tirocini e dei crediti. Sedute di laurea che rischiano di saltare per appelli di esami non attivati con ricadute negative sull’offerta formativa ma, soprattutto, danni agli studenti. Il disservizio lede anche l’attività dei professori che si lamentano di doversi fare carico di servizi della gestione dei corsi che non spetterebbe loro.
E quindi lo studente aspetta! Il più che riesce a fare è scrivere alla segreteria che nella difficoltà tende a rimbalzare le richieste. Ovviamente quello che sta accadendo non può mettere sotto accusa il personale in servizio attualmente perché se l’ufficio è sottodimensionato la colpa non è certo la loro e, piuttosto, bisognerebbe capire come si è arrivati a questo punto. Perché, pur sapendo che la responsabile della segreteria si avviava alla pensione, in un ufficio già in carenza di personale, non si è fatto niente? E perché si è permesso il trasferimento di altri addetti dello stesso ufficio in altre sedi senza muovere un dito? Si certo i lavoratori ne hanno pieno diritto ed è giusto che sia stato consentito ma era palese che la situazione si sarebbe fatta ancora più grave in uno dei dipartimenti con il più alto numero di studenti.
Lo stesso professore Lancioni ci descrive un quadro ancor più complesso e con grande onestà intellettuale riconosce tutti i problemi ai quali gli studenti stanno andando incontro, invitandoli, per questo, a far sentire la loro voce all’interno dei luoghi deputati. E fa molto riflettere oggi il fatto che questa problematicità interna al Dispoc venga tendenzialmente accettata con rassegnazione dagli studenti. In effetti c’è difficoltà a creare un collettivo di discussione che faccia pressione per ottenere i giusti servizi. Da studente, qual io sono, è sicuramente un elemento sul quale meditare e se generalizzare è tendenzialmente un errore, non passa inosservato che il corpo studentesco risulta poco coeso. E allora è il momento che tutti gli studenti prendano coscienza di ciò che accade e alzino la voce affinché ci sia una presa di coscienza che interrompa l’attesa.
Aspettando Godot, oltre a dare il nome al romanzo di Beckett lo dà anche alla canzone di Claudio Lolli che così canta: “Io mi mangiavo le mani, non mi muovevo e aspettavo Godot”. Quel Godot non arriverà mai. Una risposta invece è attesa dall’intero dipartimento. Arriverà, si dice nelle ultime ore, dopo l’incontro che la direttrice del Dipartimento avrà nei prossimi giorni con il vertice dell’Ateneo. Sperando che non vi siano nuovi rinvii.