di Giorgia Bonvicini
Se, come molti, hai aspettato — e manifestato — il ritorno di Anne Hathaway e Meryl Streep nei panni di Andy e Miranda, l’attesa è finita: perché il 2026 porterà in tutte le sale il sequel di Il Diavolo Veste Prada.
Già quel primo film è diventato un must-watch della cultura cinematografica di ogni generazione. Basato sul romanzo omonimo di Lauren Weisberger, racconta la storia di Andrea Sachs (Anne Hathaway), giovane giornalista appena laureata che ottiene lavoro presso la rivista di moda Runway, guidata dalla temuta Miranda Priestly (Meryl Streep). Il tema di questo film cult non è solo la bellezza glamour: esplora il terrore del mondo dell’alta moda, il compromesso tra carriera e vita privata e le dinamiche di potere.
La rivista Runway rappresenta un mondo d’élite e desiderabile, mostrando abiti iconici di simboli pop come Prada, Valentino, Chanel e Marc Jacobs. Ma la moda diventa protagonista anche negli abiti delle protagoniste: Miranda è un’icona di stile, incarna autorità, raffinatezza e controllo, perfetta nel suo minimalismo costoso; Andy inizia con uno stile casual, quasi trascurato e, più si addentra nella rivista, più si avvicina al mondo della moda. Per questo, Patricia Field vinse un Satellite Award per Migliori Costumi, influenzando la moda degli anni 2000 e rimane uno dei titoli più citati ancora oggi.
Meryl Streep porta sul grande schermo una interpretazione memorabile della tirannica direttrice Miranda Priestly, rendendo il personaggio una figura temuta ma allo stesso tempo carismatica, e permettendo all’attrice di vincere un Golden Globe Award come Miglior Attrice.
Anne Hathaway incarna in modo convincente la crescita personale di Andrea Sachs: da una giornalista inesperta alla professionista sicura di sé. La sua evoluzione però può essere vista come un percorso di fioritura e realizzazione, raggiungendo il suo massimo potenziale, o come la storia di una ragazza che critica il mondo della moda, mette la sua carriera al primo posto rispetto alla sua relazione e finisce per diventare ciò che ha sempre odiato.
Emily Blunt interpreta Emily Charlton, la prima assistente ambiziosa di Miranda, colei che conosce perfettamente il gioco della moda, un personaggio acuto e affilato. Fu una delle prime performance della Blunt, ma non per questo venne meno notata dalla critica e dal pubblico per la sua precisione comica.
Stanley Tucci interpreta Nigel, il direttore creativo di Runway, portando eleganza e ironia, fungendo da guida e bilanciando il tono severo di Miranda e le ansie di Andrea. L’interpretazione dell’attore ha ricevuto lodi per la sua capacità di trasmettere passione per la moda senza cadere nella caricatura.
Con gli occhi di oggi, il film può ricevere una piccola critica: riflettendo lo standard degli anni 2000, spesso i personaggi vengono percepiti come “grassi”. Andrea è una giovane adulta con un fisico comune, eppure il mondo di Runway e Miranda Priestly la trattano come inadeguata. Allo stesso modo, Emily a volte ironizza o subisce pressioni sul look e sul corpo. Il film mostra come la società della moda spesso percepisca come “fuori standard” chi non aderisce a un ideale estetico estremo, evidenziando come la percezione sociale del corpo sia più legata al contesto, allo stile e alle norme di settore che al peso reale.
La attuale scarsità di informazioni alimenta la curiosità del pubblico, che attende di rivedere lo stile, la tensione e i dialoghi iconici, ma anche come sono cambiati i personaggi e il mondo della moda. Il sequel dovrà confrontarsi con un settore trasformato digitale, dalle dinamiche sociali e dalla cultura dell’influencer: inclusività, body positivity e politicamente correttore rappresentano nuove sfide narrative ed estetiche.
Due decenni dopo non si cerca più la ragazza che entra nel mondo della moda: si cerca la donna che sa come stare al centro senza farsi divorare. La moda del 2026 non è la moda del 2006, ed è per questo che Il Diavolo Veste Prada 2 non è solo un sequel — è un ritorno al potere.