Di Janith Babasingha
I Love Radio Rock è, in sostanza, la lettera d’amore definitiva di Richard Curtis alla musica rock e un gigantesco “ditone” alzato contro la burocrazia.
Il film ci catapulta in Gran Bretagna negli anni Sessanta, dove la musica alternativa, rispetto ai modelli imperanti, veniva trasmessa illegalmente da una nave ancorata in mare aperto: Radio Rock. Questa nave non è solo una stazione, ma una vera e propria utopia anarchica popolata da DJ leggendari; tra i quali il Conte e Gavin che vivono senza regole e con una sola missione: sparare hit per tutto il giorno.
La colonna sonora è pazzesca; non è un contorno, ma bensì il personaggio principale, il vero motore della ribellione. Curtis riesce a farti percepire quanto fosse vitale questa musica per i giovani dell’epoca, ignorati dalla BBC.
Certo, la sceneggiatura a volte si perde un po’, perché ci sono troppi personaggi e il film indugia in una nostalgia fin troppo idealizzata (tutti sono “fighi”, tutti si amano) tutto questo funziona in quanto il cuore del film consiste nella lotta tra lo stabilimento serio (Kenneth Branagh, il nemico) e la banda di matti sulla nave.
È un racconto universale che usa una commedia divertentissima e a tratti surreale per parlare di qualcosa di serio: la libertà di ascoltare e la libertà di creare. Non è perfetto, ma ti lascia con una voglia matta di alzare il volume a palla. Una pellicola che celebra il fatto che a volte, per far sentire la propria voce, bisogna suonare fuori dalle righe.
