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La vita va così, non solo in Sardegna

Una storia che parla di rispetto per noi stessi e per la bellezza che ci circonda, accendendo il dibattito sulla difesa delle radici e dell’ambiente anche fuori dall’isola

La vita va così, non solo in Sardegna
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17 Novembre 2025 - 20.07


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Cosa rende un film (come una serie tv, o un romanzo) di successo? Tanti fattori ma, al fondo di tutto, il fatto che le persone si riconoscano in una storia che sia universale, anche se ambientata in un luogo specifico.

Riccardo Milani, regista di Come un gatto in tangenziale e dell’ultimo Un mondo a parte, nonché marito di Paola Cortellesi, stavolta sceglie di narrare la Sardegna più vera, a cui è molto legato, con La vita va così, una nuova, buona commedia all’italiana, la cui caratteristica più importante è la capacità di narrare la contemporaneità alternando i due registri del serio e del comico.

Milani riesce a dosare questi ingredienti sapientemente grazie anche agli attori principali, dalla co-protagonista Virginia Raffaele, Nastro d’argento per l’ultimo film del regista, al siciliano Aldo Baglio del famoso trio con Giovanni e Giacomo, oltre ad Abatantuono e Geppi Cucciari, tutti professionisti che, insieme ad alcuni attori sardi e alle tante comparse del luogo, ruotano intorno al protagonista – che attore non è – ossia il pastore sardo Giuseppe Ignazio Loi che, a ben 84 anni, si è trovato a riscuotere un grande successo con la sua naturale presenza scenica.

La storia da cui è tratto il film, raccontata a suo tempo anche a Report e finita sui giornali non solo italiani, è quella di un agricoltore sardo, Ovidio Marras (scomparso a 93 anni quasi un anno fa), il quale a inizio anni 2000 impedì la costruzione di un resort di lusso sulla spiaggia di Capo Malfatano a Teulada. Marras si rifiutò di vendere un suo terreno, nonostante le offerte sempre più sostanziose del gruppo imprenditoriale, e intentò anche una causa, che si concluse nel 2018 quando il Tribunale di Cagliari dichiarò il fallimento della società S.I.T.A.S. (Società Iniziative Turistiche Agricole Sarde Srl,dietro alla quale c’era anche Benetton) bloccando definitivamente il progetto edilizio. Da quella sentenza, Ovidio è diventato un simbolo della Sardegna che resiste: “La terra non si vende“, ripeteva spesso, frase diventata un manifesto per chi lotta contro la speculazione edilizia.

Nel film, Ovidio Marras diventa Efisio Mulas, lo stesso nome scelto per il protagonista di Una questione d’onore, diretto da Luigi Zampa nel 1965 e interpretato da Ugo Tognazzi, probabilmente un omaggio a quest’altra pellicola ambientata in Sardegna. Efisio è un anziano dalla vita semplice fatta di affetti familiari e rapporto con la natura che, proprio per difendere il luogo dove ha sempre vissuto e pascolato i suoi animali, si mette contro tutto il paese, dove i giovani a stento trovano lavoro durante la stagione. Efisio oppone un convinto “no” alle tante richieste di vendere il proprio furriadroxiu, il tipico insediamento agropastorale monofamiliare, che passano anche dalla gente del paese radunata fuori. La figlia (Virginia Raffaele, che per l’occasione ha imparato il sardo campidanese) cerca di farlo ragionare, ma infine si rende conto che ha ragione lui e lo sostiene, come anche il capocantiere (Aldo Baglio). Scene significative del film sono quelle degli incontri sulla spiaggia tra il pastore e la giudice (Geppi Cucciari) e con l’imprenditore (Diego Abatantuono), che alla fine come ultimo tentativo va a incontrarlo di persona.

Milani confeziona un film che, ritmato dalle belle musiche originali del giovane armonicista sardo Moses Concas, a tratti emoziona perché rende giustizia alla storia, cambiando il nome del luogo in un simbolico Bellessa Manna, ossia grande bellezza, quella del set sulla spiaggia di Tuerredda a Teulada, come di tante altre spiagge della Sardegna. L’isola, ricca di bellezza e di tradizioni ancestrali tutt’ora vive, non è sfruttata come cartolina, ma vista nella realtà di vita dei suoi abitanti, per i quali rispetto e gentilezza sono scritti nell’anima.

Gli autori portano sullo schermo una questione identitaria molto attuale, lo scontro tra la necessità di tutela dell’ambiente e il necessario sviluppo economico del territorio, ossia l’idea di progresso sostenibile. La pellicola infatti critica duramente l’impresa che si veste di green solo perché va di moda ed è un lasciapassare, ma nasconde il cemento sotto la facciata ecologica. L’uso della parola “futuro”, evocata dal Capodanno del 1999 per tutto il film, mette in guardia dalla voglia di cancellare senza distinguo tutto il passato senza preservare quello autentico e portatore di valore.

Sta qui il cuore del film, nella difesa delle proprie radici e di valori che non hanno prezzo, come l’ambiente naturale, che Efisio difende perché “è di tutti”; un film che fa molto ridere ma anche riflettere, che parla di riscatto dalle logiche dei soldi e del potere non solo in Sardegna, dove purtroppo sono state installate pale eoliche e campi di pannelli fotovoltaici, un dibattito acceso da ben prima dell’uscita del film.

Per questo La vita va così, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale italiane da quasi un mese, sta continuando a riscuotere un successo che non accenna a calare, attestandosi come maggior incasso della stagione a livello nazionale, con più di 750.000 spettatori registrati lo scorso fine settimana, superando film come Dracula di Luc Besson, e raggiungendo il record di incassi assoluto in Sardegna (più di 1.082.000 euro lo scorso weekend), sopra il secondo capitolo di Avatar, Toto tolo di Zalone e C’è ancora domani.

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