di Giada Zona
Oggi ci ha lasciato Sebastião Salgano all’età di 81 anni a Parigi. Si è sempre interessato alle questioni sociali che erano le protagoniste delle sue fotografie.
È nato nel 1944 a Minas Gerais, in Brasile, era uno studioso di economia e ha intrapreso la via della fotografia nel 1973, iniziando a collaborare con importantissime agenzie fotografiche.
Tra i principali riconoscimenti vi sono: il premio Eugene W. Smith per la fotografia umanitaria (1982), il premio Erich Salomon (1988), il premio Oskar Barnack (1985 e 1992), la medaglia d’oro della Royal Photographic Society of Great Britain di Bath (1994).
“Amazonas Images” è il nome dell’agenzia da lui fondata insieme alla moglie nel 1994 e negli anni ’80 e ’90 ha girato il mondo, producendo dei lavori che ancora oggi influenzano la fotografia.
Ben presto la fotografia diventerà uno stile di vita per Sebastião Salgado. Al centro dei suoi scatti vi erano questioni sociali e di attivismo, infatti i principali protagonisti erano le comunità indigene, i lavoratori dell’industria, i migranti e i sopravvissuti.
Tra le sue numerose esperienze, Salgado ha vissuto anche in Amazzonia con dodici gruppi indigeni e dai suoi scatti emergevano i valori dell’ambiente e della sostenibilità, dimostrando ancora una volta come il suo lavoro fosse strettamente legato a questioni che riguardano tutti noi.
“Il sale della terra” è un documentario co-diretto dal regista tedesco Wim Wenders e da Juliano Riberio Salgado (figlio di Salgado) che ha vinto un premio al Festival di Cannes ed è stato candidato all’Oscar nel 2014.