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'Bop - Beats of Pompeii. Dove la musica è cultura': l'anfiteatro torna a ospitare i big della musica

Una scenografia mozzafiato e ospiti eccezionali celebrano la cultura antica e contemporanea.

'Bop - Beats of Pompeii. Dove la musica è cultura': l'anfiteatro torna a ospitare i big della musica
fonte immagine: Ansa
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11 Aprile 2025 - 18.33


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L’anfiteatro di Pompei tornerà ad essere una scenografia unica per la seconda edizione della rassegna “Bop – Beats of Pompeii. Dove la musica è cultura”, patrocinato dal Ministero della cultura e dal Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con il Comune di Pompei e la Regione Campania. Un evento che dal 27 giugno al 5 agosto ospiterà tra i più grandi nomi della musica italiana e internazionale. L’apertura sarà affidata ad Andrea Bocelli che si esibirà accompagnato dall’Orchestra I Filarmonici di Napoli e dal Coro That’s Napoli, con a seguire un eccezionale concerto del Maestro Riccardo Muti.

Lo svolgimento del festival all’interno del sito, già entrato nella memoria storica per il concerto tenuto dai Pink Floyd nel 1971, fa sì che tale luogo si affermi come cuore pulsante della cultura antica e contemporanea. Ciò anche grazie al programma di questa edizione – firmato dal direttore artistico Giuseppe Gomez – che prevede sul palco anche Ben Harper, Dream Theatre, Serena Rossi, Jimmy Sax e Jean-Michel Jarre.  Proprio quest’ultimo ha scherzato dicendo che “Saremo un po’ i gladiatori 3.0″, aggiungendo poi: “Ho avuto il privilegio di esibirmi a Versailles, alle Piramidi a Piazza Tienanmen ma è stato a lungo il mio sogno venire a Pompei”, città che lui descrive come “costruita da architetti e ingegneri visionari, con idee rivoluzionarie. Anche per questo porterò un progetto speciale, con Intelligenza Artificiale e un suono immersivo. Anzi, se fosse possibile andare un po’ oltre la mezzanotte…” chiede al sottosegretario Gianmarco Mazzi.

Quest’ultimo ha dichiarato che ” Pompei è Musica’ sarà l’occasione non solo per assistere alle esibizioni di artisti come Jean-Michel Jarre, che con un brano Oxygen ha rappresentato uno spartiacque per me e un’intera generazione, unendo melodie e utilizzo di sintetizzatori. Ma rappresenterà anche quell’alleanza tra beni e attività culturali che auspico e senza la quale questi luoghi meravigliosi non vivono, non respirano. Spero che Pompei diventi un esempio per tutta Italia e un’icona nel mondo anche per questo” Al pop classico di Stefano Bollani, Nick Cave, Gianna Nannini, Bryan Adams e Antonello Venditti si uniranno le atmosfere nordiche della band norvegese Wardruna il cui leader, Einar Selvik, ha affermato: “Eseguire musica in luoghi come Pompei è complementare alla cultura, diventa una sinergia per cui 2 più 2 diventa 5 e non 4. Noi cerchiamo di dare voce al passato, che diventa universale. È come se si infondesse vita a questi luoghi millenari e li portassimo nella contemporaneità”.

Il Sindaco della città di Pompei si è espresso rimarcando come “L’ incontro tra musica e archeologia ha da sempre affascinato artisti, musicisti, filosofi, scrittori, soprattutto per capire la connessione tra arte e suoni, tra colori, emozioni e note musicali. Dimostrare che esiste la possibilità di mettere in parallelo l’arte della musica con quella degli affreschi, delle antiche domus, dei mosaici era anche una delle tesi che hanno fatto la storia della musica mondiale: i Pink Floyd nell’Anfiteatro. Come, anche, la tesi di uno dei più importanti artisti dell’arte astratta come Vassilly Kandinsky che sosteneva che ‘dipingere è un’arte molto simile alla musica e quindi capace di trasmettere emozioni in maniera astratta, dove il colore, in luogo del suono, attira l’attenzione del fruitore senza dover necessariamente narrare o descrivere aspetti della realtà oggettiva’. È sulla base di queste tematiche che si basa la rassegna ‘Bop-Beats of Pompeii’, incontro tra l’archeologia e la musica di artisti internazionali che insieme daranno vita ad una performance unica e irripetibile”

Il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, riguardo all’iniziativa ha sottolineato che “Oggi con l’UNESCO parliamo molto di patrimonio immateriale, tra cui ovviamente la musica. Ma in realtà, tutto il patrimonio culturale è immateriale, anche i siti e i monumenti archeologici. Perché la loro dimensione materiale, che va naturalmente curata e monitorata, non è che la base per la loro dimensione immateriale o, come si diceva una volta, ‘spirituale’, ovvero per la loro capacità di trasformare la nostra vita e la nostra esperienza del mondo attraverso l’incontro con l’altro, sia nella storia sia nel presente. Per questo, portare la musica nel sito di Pompei per noi non è un’azione supplementare, ma parte integrante del nostro progetto di tutela, ricerca e fruizione del patrimonio archeologico che speriamo possa essere un modello per tanti altri luoghi della cultura, bellissimi, ma non sempre vissuti dalla comunità e dal pubblico nella loro dimensione trasformativa. Se crediamo veramente nella cultura, dobbiamo aprirla a tutti.”

Zuchtriegel aggiunge poi che è importante “offrire sempre più occasioni per restare a Pompei” e da questo punto di vista i dati sono già incoraggianti. Come ha precisato il direttore artistico Gomez, infatti, monitorando le vendite dei biglietti dei concerti di quest’anno, più orientati verso nomi internazionali “il 28-53% vengono acquistati all’estero. Se aggiungiamo anche i turisti da fuori regione si arriva al 60-82% con un sicuro benefico indotto sul territorio”. Il sindaco ha infine aggiunto “offriamo una Campania ‘diversa’ da quella che si raccontava qualche tempo fa”.

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