di Marialaura Baldino
Non era nei piani, o forse si, ma la co-conduzione di questa ultima serata di Festival si è trasformata in un modello di direzione quasi uguale a quello di un reality show. Spontanei e incomprensibili, i due co-conduttori di chiusura di questo Sanremo hanno dato un bizzarro tocco di varietà.
Se la chiamata di Alessandro Cattelan al fianco di Carlo Conti voleva essere una embrionale sperimentazione per piani futuri, ebbene, l’esperimento non è del tutto riuscito. Eppure, con il successo del Dopo Festival, che ha registrato buoni numeri di ascolti, ci saremmo aspettati sicuramente qualcosa che sicuramente non si avvicina a quello che abbiamo trovato sul palco stasera. O non trovato, vista la sua poca presenza in scena.
Diversa è la questione per Alessia Marcuzzi: una bomba ad orologeria che ha destabilizzato il conduttore sin dai primi momenti. Eravamo convinti del fatto che, dato il rigore e la precisione – quasi maniacale – di Conti, la scaletta e il copione fosse uguale per tutti. È vero quel che è stato detto sempre al Dopo Festival da uno degli ospiti, e cioè che nessuno si piega a fare niente per niente, ma, stavolta, la piega presa dalla co-conduzione della Marcuzzi era al limite del surreale.
Uno strano incrocio tra Cultura Moderna e Domenica In che era partita come una dimostrazione di freschezza e scioltezza da parte sua, ma ha finito per produrre un effetto a tratti disagevole. Un controsenso se pensiamo a quanto durante i salotti che ruotano attorno alla macchina del Festival si sia parlato e dibattuto dell’etichetta dell’Ariston e di Sanremo.
Si incarta nelle sue stesse battute, creando siparietti davvero tirati nelle risate. Poco male, con i suoi indomiti interventi abbiamo visto, per la prima volta, Carlo Conti in una nuova veste: vero professionista della fuga dalle situazioni imbarazzanti.
E tra qualche battuta non richiesta e qualche momento (in)dimenticabile, si chiude qui la gara canora del settantacinquesimo Festival di Sanremo. Aspettiamo solo il vincitore.