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Lussuose terme private scoperte nella zona residenziale di Pompei

La nuova scoperta archeologica riscrive la mappa della Regio IX. Bagni privati e banchetti, dal calidarium al triclinio sono emersi dagli scavi della città sommersa dal Vesuvio nel 79 d.c.

Lussuose terme private scoperte nella zona residenziale di Pompei
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17 Gennaio 2025 - 17.32


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di Lorenzo Lazzeri

Tra le strade polverose della Regio IX di Pompei, nel cuore della città che il Vesuvio ha sigillato in uno scrigno immune al tempo, emergono sempre più nuove tracce di una vita complessa, raffinata e con un’articolata struttura sociale. Un grande complesso termale, tra i più imponenti e articolati mai rinvenuti in un contesto domestico, sorge da uno scavo che sta riscrivendo la storia di quest’area e con essa, l’intero immaginario legato alla quotidianità pompeiana.

La scoperta straordinaria è localizzata nell’insula 10 e apre uno squarcio sul tessuto sociale della Regio IX, una zona finora conosciuta soprattutto per la sua vocazione residenziale. Vicina alla Porta di Stabia, una delle principali vie di accesso alla città, la Regio IX combinava la vitalità commerciale, evidente nelle numerose botteghe e panifici, con la ricercatezza delle Domus appartenenti a una borghesia colta e influente. Ciò nonostante, il ritrovamento di questo complesso termale privato, connesso a un triclinio di grandi dimensioni, svela un livello di lusso che a suo modo riscrive il significato di “residenziale” in questa parte della città.

Le terme, composte da un calidarium, un tepidarium, un frigidarium e un apoditerio, formano un microcosmo dedicato al benessere che, secondo le stime archeologiche, poteva ospitare fino a ben trenta persone contemporaneamente. La sala fredda, progettata come un peristilio di dieci metri per lato con una grande vasca centrale, rappresenta il punto focale di questa esperienza termale. Le decorazioni, ancora in parte coperte dai detriti, suggeriscono una cura estetica straordinaria, con affreschi che combinano motivi mitologici a quelli naturalistici.

Non si tratta soltanto di un bagno privato, ma per quello che appare, sembra essere un vero strumento di rappresentanza. Il collegamento diretto con il triclinio, il cosiddetto “salone nero” già noto dagli scavi precedenti, evidenzia una visione integrata dello spazio domestico come teatro di relazioni sociali e politiche. Il padrone di casa, un membro dell’élite locale, utilizzava questi ambienti per intrattenere i propri ospiti con un programma che univa il piacere fisico del bagno al convivio, dove la cultura, l’opulenza e la retorica giocavano ruoli fondamentali.

Il parallelismo con il Satyricon di Petronio è inevitabile: la celebre cena di Trimalcione, ambientata in una città campana non distante da Pompei, ci offre un esempio letterario di come questi rituali potessero essere vissuti. Prima del banchetto, gli ospiti del ricco liberto si rilassavano in un balneum, a sottolineare il passaggio simbolico dal mondo esterno alla sacralità dell’invito. In questa domus della Regio IX, il balneum e il triclinio non erano banali ambienti funzionali, ma divenivano parte di un racconto costruito intorno alla figura del proprietario, protagonista assoluto di un microcosmo di prestigio.

Gli archeologi hanno affrontato sfide non banali per portare alla luce questo complesso. Per preservare le strutture del peristilio, particolarmente instabili, è stata adottata una tecnica innovativa che prevede l’utilizzo di supporti temporanei; un approccio che ha permesso di scavare senza smontare gli elementi architettonici originali, mantenendo intatta la configurazione del colonnato. La stessa trabeazione della struttura, che sovrasta le colonne, è stata lasciata al suo posto grazie a una struttura di sostegno che fungerà da presidio fino, si spera, al prossimo intervento di restauro.

L’attenzione ai dettagli si riflette anche nella documentazione delle decorazioni parietali. Oltre agli affreschi in II e III stile, già noti, nuovi frammenti suggeriscono un’evoluzione decorativa con elementi del IV stile secondo il sistema di August Mau, segnando un arco cronologico che attraversa decenni di trasformazioni estetiche e sociali. I motivi figurativi, tra cui nature morte raffiguranti pesci, cacciagione e prodotti della pesca, rimandano alla dimensione conviviale e alla celebrazione di cultura prevalentemente edonistica che permeava la cultura pompeiana.

La domus, che occupa la parte meridionale dell’insula 10, rappresentava un vero e proprio punto di riferimento per la comunità locale. L’ingresso principale, rivolto a sud, conduceva a un atrio ornato da mosaici e affreschi, dal quale si accedeva a un grande peristilio. Quest’ultimo, quasi totalmente esplorato, occupa l’intera larghezza dell’isolato e ospita vani di rappresentanza decorati con grande eleganza e tra questi, un oecus corinzio, circondato da dodici colonne e impreziosito da una megalografia in II stile, è uno degli ambienti più suggestivi finora rinvenuti.

La stratificazione delle decorazioni indica una dimora abitata per diverse generazioni, in cui ogni proprietario ha lasciato la propria impronta, ma è negli ultimi decenni di vita della città che la casa ha raggiunto il suo massimo splendore, trasformandosi in un centro di potere e cultura, dove ogni dettaglio – dagli affreschi ai giochi d’acqua del peristilio – era studiato per impressionare.

La Regio IX, tradizionalmente considerata una zona meno monumentale rispetto al Foro o alle grandi terme pubbliche, emerge adesso come uno stupefacente e complesso mosaico capace di raccontare una storia alternativa alla quotidianità dei pompeiani, ma ne descrive le aspirazioni, le dinamiche sociali e di potere che attraversavano ogni livello della società.

Il complesso termale, con la sua imponente struttura e le sue connessioni simboliche, diventa così l’immagine di una Pompei dove il lusso privato era un linguaggio universale. Le pietre, i mosaici e gli affreschi di questa domus sono una finestra sul passato, un dialogo silenzioso con una cultura che ha fatto della bellezza e dell’ingegno la sua eredità più duratura. Oggi, come allora, queste scoperte ci ricordano che il passato non è mai davvero scomparso ed è lì, sotto i nostri piedi, in attesa di essere raccontato.

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