Con "Costellazioni" Siena volge lo sguardo all’insù per ammirare un cielo contemporaneo | Culture
Top

Con "Costellazioni" Siena volge lo sguardo all’insù per ammirare un cielo contemporaneo

Al Santa Maria della Scala un inedito percorso nell'arte italiana del Novecento. Aperta fino al maggio del prossimo anno. Curata dal professor Luca Quattrocchi, è articolata per sezioni cronologiche e in macro-sezioni tematiche.

Con "Costellazioni" Siena volge lo sguardo all’insù per ammirare un cielo contemporaneo
Foto tratta da La Nazione
Preroll

redazione Modifica articolo

7 Novembre 2024 - 15.31


ATF

di Martina Biancucci

Una sorprendente ventata di arte contemporanea si è aperta alla vista dei visitatori del Santa Maria della Scala. Dal17 ottobre di quest’anno fino a fine marzo del 2025, si tiene la mostra “Costellazioni, Arte Italiana 1915-1960″,  che offre una nuova visone dell’arte italiana del Novecento. L’unione della collezione del Monte De Paschi di Siena e quella dello storico dell’arte Cesare Brandi, offrono un inedito percorso artistico nella città di Lorenzetti e di Simone Martini: sono , infatti, esposte ben 120 opere di artisti del Novecento. La mostra, curata da Luca Quattrocchi, docente dell’ateneo senese, è articolata in nove sezioni cronologico-tematiche, che cercano di dare conto della complessità degli svolgimenti dell’arte italiana tra la metà degli anni Dieci e i primi Sessanta.

A guidare lo spettatore saranno la splendida Diana di Consorti e una mappa di Alessandro Piccolomini, astronomo senese, che ha pubblicato, nel 1540 a Venezia, il Trattato delle stelle fisse. La mappa è efficacemente usata per guidare lo spettatore attraverso l’arte italiana e i suoi pittori, che, sebbene siano circoscritti in un arco temporale, illuminano un pensiero senza tempo risvegliando la memoria. Questa mappa, rimanda al rigore scientifico mentre la scultura in terracotta rimanda ad una struttura atemporale. Consorti, infatti, dopo una prima esecuzione dell’opera nel 1932, perfettamente in linea con i linearismi Déco e i modelli classici, la trasformerà negli anni ‘70 inserendola nel ‘repertorio moderno’. Le braccia sono state amputate, rendendo Diana da cacciatrice, che era in origine, a simbolo, una scultura senza tempo, come tiene a specificare il curatore.

La mostra è articolata per sezioni cronologiche e in macro-sezioni tematiche: questo permette al visitatore di integrare le due diverse dimensioni e di gustare appieno l’esposizione. Dalla natura morta, sia la più realistica sia la più astratta, al paesaggio, anch’esso talvolta più realistico, talvolta specchio di stato d’animo, al ritratto e l’autoritratto, al sacro a contrasto con le ‘profane’ danzatrici, fino ad arrivare all’ultima sezione della mostra con l’astratto che richiama le costellazioni, le nove sezioni, accompagnano in questo viaggio il pubblico facendogli volgere il naso e a mente all’insù.

Come ricorda, nella presentazione, il professor Quattrocchi, le stelle di maggiore luminosità, sono affiancate da stelle minori, ma pur sempre splendide, facendo riferimento alle realtà locali, più piccole. Girando per le enormi sale lo spettatore si trova ad ammirare due splendide opere di Giorgio Morandi, provenienti dalla collezione di Brandi, che era uno degli amici, se così si può dire, perché ricordiamo che Morandi era un personaggio abbastanza difficile, ma è certo e sondabile il legame e soprattutto la stima molto forte tra Brandi e il pittore. Insieme al pittore bolognese, spiccano altri nomi come Burri, Guttuso, Manzù, Afro, Carrà, De Pisis, Scialoja, tutti in armonia con gli altri pittori, considerati minori, ma che concorrono a una visione reale sull’arte contemporanea.

Facendo riferimento alle micro-tematiche, c’è ad esempio, una perfetta sintonia tra la natura morta astratta di Morandi e quella di Romiti. Da notare come non solo i vari temi, ma anche i colori dialoghino tra loro. Lo storico dell’arte Arcangeli, infatti aveva già notato questo legame fra mente e cose, esplicitato adesso ai nostri occhi e visibile a Siena. Altro esempio interessante, la tematica dello scherzo e delle maschere, affiancata all’interno della mostra a tematiche più serie come quella delle opere propagandistiche per il regime, come i ragazzi de Gioventù sportiva di Sebastiano Tommasi.

Mino Maccari, nei dipinti Ragazza con Farfalle, Ragazza con Ventaglio, Ragazza con Retino e Ballerina, rientra nell’ottava sezione con la sua pittura d’impatto espressionistico mitteleuropeo. Come afferma Roberto Longhi “La sua inclinazione è piuttosto per la perenne improvvisazione della commedia dell’arte, per le maschere eterne del mondo in montura.” Questa tematica dello scherzo e della maschera si esplica principalmente nella settima sezione della mostra: con le sculture danzanti di Fazzini, risalenti agli anni 1937 e 1948 e I tre spacconi di Lotti. Tuttavia, queste opere dialogano con L’équilibriste di Severini, situata nella terza sezione e con Natura morta con maschere di Aldo Piantini nella quarta sezione

Significativo è anche il legame tra la prima scultura presentata, Diana, prima citata, e l’ultima scultura presentata a conclusione della nona sezione: Sogno interrotto di Leoncillo Leonardi. In questo modo viene meglio esplicato il percorso. Lo spettatore è guidato attraverso i primi anni del Novecento, lungo tutto un percorso figurativo fino ad arrivare all’astratto, che si conclude con le costellazioni, evocate nell’opera Itinerario di Turcato: dalla terra al cielo, da Siena all’Italia, dal Medioevo all’Arte Contemporanea.

Il dialogo è sia volto all’esterno sia all’interno. Lo spettatore deve riflettere sulla memoria, su ciò che è stato, riflettere sulla salma de Il ritorno dell’eroe, di Pascucci per concepire cosa può diventare la sua morte e la sua anima, un Itinerario, come l’ultima opera della mostra, sopracitata.
Riflessioni e memorie per aprire a sguardi più ampi in una città che non è molto predisposta a concepire una pittura, uno sguardo, diverso dal solito. In tutta questa profondità, introspezione e astrattismo di pittori come Burri che hanno fatto la storia, un’artista senese prova a fare la sua entrata nella mostra d’arte contemporanea. Così come la macchinina sull’istallazione dell’artista, è il concetto stesso a non funzionare e a sviare tutto il lavoro fatto. Faccio un giro e torno sminuisce tutto il lavoro della mostra d’arte contemporanea. Il pubblico doveva essere smosso ad ampliare il suo sguardo, ad ammirare un’arte che a Siena non è contemplata e molto discussa.

Native

Articoli correlati