È incerto se l’intelligenza artificiale raggiungerà mai la capacità di catturare la realtà attraverso la fotografia, ma è certo che difficilmente potrà eguagliare l’eccezionale talento di Elliott Erwitt, uno dei maestri più illustri della fotografia del XX secolo, recentemente scomparso.
Noto al mondo come Elio Romano Erwitz, questo straordinario fotografo è nato a Parigi nel 1928, ma ha trascorso i primi anni della sua vita a Milano. Nel 1941, si è trasferito prima a New York e successivamente a Los Angeles. Dopo aver studiato fotografia negli Stati Uniti, ha iniziato la sua carriera come assistente in uno studio fotografico.
Il fotografo ci ha lasciati qualche giorno fa all’età veneranda di 95 anni. Trovare un artista che abbia narrato sei decenni di storia come ha fatto Erwitt è raro. Con uno sguardo ironico e memorabile, attraverso il suo obiettivo si è guadagnato la fama per la sua straordinaria capacità di catturare la realtà in bianco e nero: associato spesso ad altri grandi fotografi come Robert Capa, Henry Cartier-Bresson e Robert Frank, nel corso della sua lunga carriera Erwitz ha documentato le molteplici evoluzioni della società statunitense, immortalandone per sempre i contrasti e le contraddizioni. Una delle sue fotografie più celebri è del 1950, scattata in un bagno pubblico in North Carolina diviso tra la sezione per bianchi e quella per “colored”, un potente simbolo delle disuguaglianze razziali.
Tra i suoi ritratti più indimenticabili figurano quelli di icone come Marilyn Monroe, Che Guevara e Richard Nixon. Erwitt iniziò il suo percorso artistico alla Magnum Photos nel 1953, e nel corso degli anni le sue opere sono diventate parte delle collezioni permanenti dei più prestigiosi musei, tra cui l’Art Institute di Chicago, il Nga a Washington D.C. e il Cleveland Museum of Art.
Una delle sue grandi passioni è stata quella per i cani, tema a cui ha dedicato addirittura otto libri. Elliott Erwitz aveva un modo unico di comunicare con i suoi amici a quattro zampe: si dilettava a parlare con loro abbaiando, affermando con un sorriso: “Mi capiscono“. In modo divertente, Erwitz si è reso conto solo in un secondo momento di aver fotografato un numero considerevole di cani. Ha scherzato sul fatto che a New York fosse più difficile fotografare elefanti, aggiungendo con una nota di umorismo che i cani non richiedono di ricevere la foto e non è necessario ottenere la loro firma per una liberatoria. La sua relazione unica con i cani ha aggiunto un tocco di leggerezza alla sua straordinaria carriera fotografica.
La sua influenza sulla fotografia del XX secolo è incancellabile, e la sua eredità artistica perdurerà come testimonianza di un genio che ha saputo immortalare non solo immagini, ma anche l’anima stessa della storia.