di Marcello Cecconi
Francesco Guccini ha presentato l’ultimo suo progetto discografico: Canzoni da osteria in uscita oggi, venerdì, 10 novembre. Lo ha fatto questa mattina presso l’aula magna dell’Università Statale di Milano colma di studenti e docenti.
Anche stavolta è un album “fisico” come il precedente, Canzoni da intorto, che aveva visto il ritorno in sala di registrazione del cantautore modenese dopo 10 anni. Un lavoro già certificato Disco di Platino e che ha vinto la Targa Tenco come “Interprete di canzoni” del 2022.
Canzoni da osteria è la logica prosecuzione del progetto dell’anno scorso e si presenta con 14 tracce di canti popolari rivisitati secondo lo stile del Maestro del cantautorato italiano.
Il prodotto è un suggestivo sogno di un viaggio tra patrimoni culturali e memorie anche nascoste che abbraccia diverse regioni italiane ma anche altre nazioni e altri continenti. Fabio Ilacqua ha curato gli arrangiamenti e con Stefano Giungato anche la produzione. Un largo uso di strumenti e sonorità sottolineano l’ancora inconfondibile voce di un Francesco Guccini che non ha paura a confrontarsi con generi musicali diversi in lingue o dialetti originali.
Il punto di partenza è l’inno italiano della Resistenza Bella ciao, seguito dalla tradizione sudamericana con Jacinto Chiclana, El caballo negro, La chacarera del 55 e Sur. Non mancano inni all’amore inteso in ogni sua forma, Amore dove sei, Maria la guerza e La tieta, quest’ultima una malinconica ballata del cantautore catalano Joan Manuel Serrat che Paolo Limiti aveva tradotto, senza nessuna attinenza con l’originale, in Bugiardo e incosciente, portato al successo da Mina nel 1970.
Non mancano nemmeno canti tradizionali come quello in veneto Il canto dei battipali e La maduneina dal Baurgh ‘d San Pir in dialetto bolognese. Con Hava nagila Guccini si misura con l’ebraico prima della malinconica The last thing on my mind e Cotton fields, quest’ultima una canzone folk americana del 1940 di Lead Belly coverizzata a fine anni Sessanta dai Beach Boys e dai Creedence Clearwater Revival. 21 april sarà invece l’ultimo brano cantato tra il greco e l’italiano.
Alla presentazione del progetto, parlando di Bella Ciao, Guccini ha voluto precisare che la canzone ha origini strane e, anche se passa per canzone partigiana, erano soprattutto le mondine a cantarla. “Nella mia versione –ha aggiunto- ho cambiato una parola ‘oppressore’ al posto di ‘invasore’. Un omaggio alle donne dell’Iran: lì non c’è invasione, ma oppressione”. L’armonia usata in questo pezzo riporta alla mente i ritmi tormentosi della musica balcanica ed è dedicata a un’altra resistenza, quella delle donne iraniane che la cantarono dopo l’assassinio di Mahsa Amini a seguito dei moti di protesta del 2022 contro il governo degli Ayatollah.
Anche Canzoni da Osteria non frequenterà le piattaforme digitali ed è disponibile in 5 diversi formati: CD standard, CD limited edition in maxi formato, vinile standard, vinile special edition e un doppio vinile edizione esclusiva e numerata con tracce strumentali registrate direttamente dai mix.