Xavier Salomon, vice direttore della Collezione e curatore del gemellaggio, ci spiega l’emozione di vedere riuniti questi due dipinti, il primo dei quali si ricollega anche ad una sua esperienza personale e giovanile risalente alle gite-studio del periodo trascorso presso il Courtauld di Londra. Da domani al 4 febbraio, infatti, I Tre Filosofi, di Giorgione – in prestito dal Kunsthistorisches di Vienna- e il San Francesco nel Deserto, di Bellini -acquistato nel 1915 direttamente da Henry Clay Frick che poi lo donò al museo-, si fronteggeranno al terzo piano del concreto edificio modernista disegnato da Marcel Breuer.
Sono stati organizzati diversi spazi che riflettono lo spirito del museo tradizionale, permettendo ai visitatori di godere degli oggetti artistici senza l’interferenza di vetrine o altre protezioni. Le diverse installazioni -legate a nomi quali Bellini, Clodion, Goya, Piero della Francesca, Turner, Rembrandt, Tiziano, Velazquez e molti altri ancora- si fondono, a volte giustapponendosi, alla struttura razionale dell’edificio che le ospita, caratterizzato dalle celebri finestre a forma di trapezio. E’ proprio il terzo piano ad essere dedicato all’arte italiana e spagnola, dove preziose cornici sono disposte a risaltare le opere all’interno di uno spazio centrale a forma di croce che mette in mostra i grandi risultati rinascimentali di Tiziano e del Veronese, accanto agli altri capolavori veneziani. La raccolta della collezione e stata qui trasferita per permettere la ristrutturazione della sede centrale e storica sulla Fifth Evenue, che dovrebbe riaprire alla fine del 2024.
E’ solo la seconda volta che il quadro di Giorgione raggiunge gli Stati Uniti, in seguito alla mostra del 2006 alla National Gallery di Washington, spiega ancora una volta Salomon, che si interroga anche sulla storia dei due celebri dipinti. Sembra infatti che nel 1525 entrambi siano stati censiti all’interno della casa del nobile mercante veneziano Taddeo Contarini, collezionista e personaggio tanto schivo nella vita pubblica quanto abile negli affari. Lì rimasero esposti per lunghi anni in due saloni distinti. Realizzati ad una generazione di distanza, si è a conoscenza del fatto che prima debba essere stato acquistato il San Francesco e che solo in seguito sia stato aggiunto il quadro dei Tre filosofi, forse su diretta commissione dello stesso Contarini. Non è da escludere che l’artista si sia ispirato proprio al quadro del maestro più anziano, che aveva già avuto modo di ammirare in uno dei saloni del palazzo. Molto si è scritto, eppure le certezze sono poche: qualcuno ritiene che le tre misteriose figure rappresentino i Re Magi, altri le identificano con maestri della filosofia antica e c’è infine chi sostiene che il fulcro di entrambi i dipinti sia da ricercare nel rapporto tra uomo e natura.
Indipendentemente dall’interpretazione che si desideri attribuire loro, è proprio godere dell’immersione nel sogno dell’arte e di un tempo passato ciò a cui si invita ogni visitatore.