di Giordano Casiraghi
A un certo punto della lunghissima carriera Ian Anderson aveva annunciato che avrebbe continuato a incidere dischi e fare concerti non più come gruppo ma solo a suo nome. Così, per fortuna, non è stato. Oggi Ian Anderson con il suo flauto traverso continua a dettare legge nel gruppo Jethro Tull, ma anziché presentarsi da solo con dei semplici turnisti preferisce assegnare a tutti i musicisti coinvolti il marchio dei Jethro Tull. All’inizio erano Anderson, Cornick, Bunker e Abrahams ed era solo il 1968, poi se ne uscì subito Mick Abrahams, perché avrebbe voluto insistere sullo stile blues mentre Anderson avrebbe voluto abbracciare con più decisione lo stile barocco e folk medioevale. Aveva ragione lui, questo dicono i dati sul successo ottenuto con gli album successivi «Benefit» e «Stand up». Poi arriva l’apice del successo con «Aqualung», e siamo solo nel 1971. Quando poi nell’anno successivo esce il capolavoro prog «This as a brick», il gruppo ottiene vastissimi consensi oltre i confini britannici, anzi è in America che viene acclamato. Un successo che trova concorde anche il popolo italiano che ama il genere Prog Rock e che non ha mai dimenticato i Jethro Tull.
Infatti ecco che dopo la prima data di Roma, quella di martedì 14 febbraio al Teatro EuropAuditorium di Bologna e di mercoledì 15 febbraio al Teatro degli Arcimboldi di Milano sono sold out.
Durante il concerto il gruppo farà certamente ascoltare brani da «The Zealot Gene» pubblicato il 28 gennaio e trainato dal singolo «Shoshana Sleeping» con temi che ricordano quelli degli esordi. Le parole di Ian Anderson in proposito: “Anche se nutro un’autentica passione per lo sfarzo e la narrazione fiabesca del Libro Sacro, sento ancora il bisogno di mettere in discussione e disegnare paralleli a volte sacrileghi del testo“.