È un’amalgama di paesaggi, luoghi e visioni che spaziano da scorci di hotel fino alle distese senza fine americane Retrospectrum, la prima retrospettiva in Europa dedicata all’arte visiva di Bob Dylan. La mostra, che ha già toccato Shanghai e Miami, debutta a Roma oggi, al Maxxi, e sarà visitabile fino al 30 aprile, raccogliendo materiali quali dipinti, acquerelli, disegni a inchiostro e grafite, sculture in metallo e materiale video che racconteranno il celeberrimo artista in una chiave inedita.
Come chiarisce Marzia Apice su Ansa.it, il percorso, che si articola in otto sezioni, sottolinea quanto l’arte visiva fosse importante per Dylan, con gli spazi della galleria 5 che per via delle grandi vetrate e dei pavimenti inclinati sembra accogliere perfettamente le sue opere. Il visitatore si troverà ad avere a che fare con i paesaggi, le persone, le cose e le atmosfere che l’artista ha incontrato nei suoi viaggi, e tra questi c’è anche la scalinata di Piazza di Spagna ritratta nell’opera del 2020 Quando dipingo il mio capolavoro.
Delle opere esposte, Subterranean Homesick Blues Series sarà l’unica che entrerà a far parte della collezione pubblica nazionale del museo: il lavoro, che nasce attorno all’omonima canzone, è composto da uno storico video in cui Dylan scorre dei fogli con il testo del brano e da 64 cartelli, che riportano i fogli nel video, allestiti accanto allo schermo.
“Dylan è una leggenda vivente e un uomo del Rinascimento, perché la sua è una creatività versatile” ha commentato stamattina il curatore della mostra Shai Baitel -che continua- “Abbiamo iniziato a pensare alla mostra nel 2017, per dare l’opportunità al pubblico di conoscere l’arte visiva di Dylan. L’abbiamo immaginata come un viaggio in treno, dal Minnesota, da cui è partito, fino a New York dove poi ha mosso i primi passi. Nelle sezioni della mostra ci sono i paesaggi, ma soprattutto ogni fase della carriera dell’artista: tra le opere i primi lavori fino agli ultimi realizzati durante il covid”. “Per noi questa mostra è un sogno” afferma invece Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Maxxi.