Se pochi mesi fa ci avessero detto che il teatro avesse superato il cinema nessuno lo avrebbe creduto possibile.
Eppure, è così.
Da Napoli a Spoleto con “Il berretto a sonagli” di Pirandello con Gabriele Lavia, da nord a sud, tra commedie e grandi autori drammatici, il teatro ha prevalso sul cinema.
A Torino, in “Coppia aperta quasi spalancata” di Franca Rame, interpretata da Chiara Francini, il teatro fa sold out.
A Roma invece, il Sistina è costretto ad aggiungere nuove date nel mese di maggio; in scena “Il Rugantino”, con Serena Autieri e Michele La Ginestra. E tante altre novità. Come “M, Il figlio del secolo”, all’Argentina di Roma, con un testo complesso che Massimo Popolizio ha tratto dal libro di Antonio Scurati, vincitore del LXXIII Premio Strega, e che lo scorso marzo, per tutto il mese ha registrato grande affluenza.
Anche il musical sta avendo molto successo, con “Tutti parlano di Jamie” al Brancaccio, dove una numerosa folla di giovani e giovanissimi ha preso d’assalto i botteghini. Gli stessi giovani che forse fino a poco tempo fa avrebbero preferito sedere davanti agli schermi giganti di un multisala.
Schiacciato dal peso delle piattaforme streaming, il cinema fa un passo indietro e lascia la scena al teatro che ritorna a nuova vita.
Le platee tornano a riempirsi, il fragore degli applausi riecheggia sempre più forte tra le sale e i palchetti.
Perché come afferma Gabriele Lavia “il teatro è un’agorà, uno specchio, necessario all’uomo”. Ed è per questo forse che dopo due anni di pandemia e lockdown, il pubblico necessita quella magia che il teatro ha ancora la forza di trasmettere. Perché se e vero che al cinema le grandi immagini in full HD affascinano, il teatro è linfa vitale della nostra cultura, che riesce in una sera a trasmettere profonde emozioni, a sbalordire e perfino a dare senso alla vita. Almeno finché non cala il sipario.