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“Fakes”: i falsari delle opere d’arte

A Ferrara un’esposizione dedicata al falso nell’arte, dal 7 aprile al 31 luglio

“Fakes”: i falsari delle opere d’arte
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redazione Modifica articolo

6 Aprile 2022 - 14.21


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Il quattrocentesco Palazzo Bonacossi di Ferrara riaprirà il prossimo 7 aprile e, con l’occasione, sarà possibile visitare la mostra “Fakes da Alceo Dossena ai falsi Modigliani”, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune in collaborazione con il Mart di Trento e Rovereto.

Da un’idea del presidente del Mart, Vittorio Sgarbi, la mostra è curata da Dario Del Bufalo e Marco Horak e approfondirà il tema del falso nell’arte, a partire dalle vicende artistiche che hanno interessato il cremonese Alceo Dossena (1878-1937), creatore di sculture in grado di trasmettere lo stesso sapore degli originali precristiani, medioevali o rinascimentali cui sono ispirate. Più che un’opera in sé, Dossena riusciva a imitare uno stile e sapeva inoltre ricreare la patina del tempo, in modo da renderle ancor più convincenti. La sua maestria era tale che le “sue” opere vennero attribuite da studiosi di tutto il mondo a maestri del calibro di Simone Martini, Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino, Donatello e Verrocchio.

Tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo, la richiesta di opere antiche da parte dall’aristocrazia europea e ancor più dai ricchi statunitensi è tale da favorire l’attività di molti altri falsari. Come Dossena, anche Giovanni Bastianini costruì la reputazione sulla propria capacità di imitare uno stile, in particolare quello rinascimentale, fino a diventare il più celebre scultore-falsario dell’Ottocento. O ancora Icilio Federico Joni, il quale nella sua autobiografia del 1932 si definisce “pittore di quadri antichi”, specializzato in tavole dal fondo oro nello stile dei Primitivi senesi; o il suo allievo ed erede, Umberto Giunti.

Rientra tra i “falsi autentici” anche il caso delle “teste di Modigliani” ritrovate nel Fosso Reale di Livorno nell’estate 1984: considerate autentiche da importanti critici d’arte, si scoprì solo in seguito che si trattava di una beffa architettata da tre studenti universitari, Pietro Luridiana, Pier Francesco Ferrucci e Michele Ghelarducci e, per protesta, da Angelo Froglia, scultore e pittore livornese.
Sarà possibile visitare la mostra fino al 31 luglio.

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