di Manuela Ballo
La guerra e la pandemia: il tormento di questi anni e di questi giorni. Ognuno si sente come stretto nelle conseguenze che possono determinare le proprie azioni. E’ come si perdesse la Parola e la Scrittura, la più mirabile delle invenzioni, come la definiva Galileo Galilei. Cioè come se si perdesse quel raffinato strumento che aiuta gli esseri umani a comprendersi e a decifrare se stessi e il mondo. Così in un quartiere fantasma, uno dei tanti delle periferie urbane, dentro uno dei tanti condomini ridotto ormai a rudere come se fosse bombardato, abita l’ultimo poeta del pianeta. E’ lì e aspetta di raggiungere la luna. Un miraggio tipico dei poeti.
Questo miraggio ha la forza della contaminazione ed è così che i suoi sogni si trasmettono agli abitanti di quello stesso palazzo. Come finirà? La poesia è destinata a soccombere difronte alle tentazioni del potere o all’assillo della violenza? C’è Shakespeare dietro l’agire drammaturgico dei quattro attori in scema. E c’è più che altro Scaldati, il poeta e autore teatrale palermitano che tanti buoni segni ha già lasciato nella drammaturgia italiana.
Era quasi inevitabile che un simile testo di un simile autore si presentasse in anteprima in Sicilia. Infatti da oggi, mercoledì 23 marzo fino a domenica 3 aprile, lo spettacolo, “Inedito Scaldati” sarà in scena al Teatro Biondo di Palermo. Lo spettacolo è diretto da Livia Gionfrida, con Melino Imparato, Paride Cicirello, Oriana Martucci e Daniele Savarino. Le scene e costumi sono di Emanuela Dall’Aglio (Premio Ubu 2021) e a produrre lo spettacolo è lo stesso Teatro Biondo Palermo.
Dopo il successo del “Pinocchio” andato in scena lo scorso luglio per il Teatro Stabile di Catania, una nuova tappa del percorso di ricerca della regista Livia Gionfrida è dedicata al poeta e drammaturgo palermitano Franco Scaldati. Il lavoro su Collodi era tratto da un testo incompiuto e messo in scena come un grande omaggio a l’intera poetica scaldatiana, con questo “Inedito”, proposto a Palermo, la regista si concentra sulla radice shakespeariana fortemente presente nell’opera del poeta. In scena ci sono Melino Imparato, storico collaboratore di Scaldati e direttore artistico della Compagnia “Franco Scaldati”, insieme a tre attori (Paride Cicirello, Oriana Martucci e Daniele Savarino) selezionati a seguito di un laboratorio di dieci giorni dedicato a Scaldati tenuto da Gionfrida lo scorso febbraio al Teatro Biondo.
E’ la stessa Livia Gionfrida, nelle note di regia che accompagnano la messa in scena, a tratteggiare alcuni degli aspetti più originali dell’opera stessa: “In una fine del mondo dai toni tragicomici, le certezze scompaiono, le parole sono svuotate di senso e persino i muri possono apparire e scomparire come in un sogno. «Finìu a pandemia?» si domanda l’anziano sardonicamente. La morte è presenza costante nell’opera di questo grande poeta, per nulla tragica. Come in Sicilia, come nelle opere di Scaldati, la morte è compagna di vita, è amica di bevute e sogni, e porta bei doni e dolci ai bambini”.
Livia Gionfrida è regista ed attrice di origine siciliana che vive attualmente in Toscana, dove ha fondato il collettivo Teatro Metropopolare. La sua formazione teatrale comincia da giovanissima all’INDA di Siracusa – dove negli ultimi anni è stata docente di recitazione – e poi al DAMS di Bologna, prima di studiare e formarsi ai mestieri del palcoscenico con Luca Ronconi ed Elena Bucci e frequentare i laboratori di Davide Iodice. E forse è proprio per questa sua formazione che sottolinea l’importanza di avvicinare, con il teatro, gli spettatori al rito della poesia: “Avvicinare lo spettatore a Scaldati per me vuol dire tentare il rito della poesia, quella che sembra trovare sempre meno spazio nell’affanno del nostro quotidiano e che può costituire una vera e propria cura della persona. Tornare dunque al teatro, al rito collettivo che comincia con il silenzio e il buio, da cui far nascere la parola poetica e assieme ad essa, l’immagine pronta a scatenare una lettura personale nello spettatore”.
Così’, dopo aver a lungo lavorato sui testi di Samuel Beckett, da due anni ha iniziato il suo percorso di studio sull’opera di Franco Scaldati. I due ultimi lavori e, in particolare, l’allestimento palermitano ne sono la testimonianza più evidente e positiva.